Panoramica e descrizione
L’Identità (Identity) è un fattore chiave (o K) dell’area Divertirsi (Enjoy) del Fitness e riguarda la nostra capacità di esprimerci definendo i nostri confini, senza toglierci spazio e in questo senza sentire il senso di colpa nel farlo, in breve la nostra capacità di essere assertivi in modo attivo ed empatico (senza sfociare nella “troppa empatia”, né nella “passività aggressiva”). Esprimerci significa non solo porre confini, ma anche definire a sé stessi e agli altri i propri desideri e bisogni, in modo da rispettarli e far sì che vengano rispettati.
Questo fattore è spesso trascurato perché è difficile mettersi in discussione su qualcosa come l’identità, che rappresenta - in fondo - sé stessi. Eppure, così come ogni altro fattore rientra nello “stare bene e in forma”, anche questo, quando trascurato, porta a problemi di cui potremmo non renderci conto. Ad esempio, non saper rinunciare al mangiucchiamento agli aperitivi dipende da una dieta mal impostata? Far deragliare il proprio percorso per aver saltato un allenamento avendo preferito uscire con gli amici, è una questione legata a uno scarso programma di esercizio? O si tratta forse di una mancata capacità di stabilire i propri confini relativi a ciò che si vuole fare per raggiungere i propri obiettivi?
Lo stato ottimale per il Fattore K Identity è la condizione in cui le scelte che facciamo ci portano a vivere con soddisfazione (e, se così non fosse, capaci di non sentirci obbligati a portare avanti quella scelta), senza frustrazioni e sensi di colpa, con capacità di sapere quando dire di Sì e quando dire di No. La precisazione da fare qui riguarda il “sapere quando”: sentirsi stretti nel proprio lavoro per via di un capo fastidioso e aggressivo, ma aver bisogno di lavorare per mantenere casa e famiglia, non significa “non sapere come farsi valere”, significa avere criterio di capire quando è il momento giusto (magari nel frattempo cercare di creare le condizioni per poter scegliere un percorso più aderente alla nostra identità).
Consigli chiave
I consigli chiave per il Fattore K Identity si basano sull’analisi di dati accumulati nel tempo che ci hanno fornito i consigli “più usati” perché più facilmente implementabili e più efficaci. Ovviamente, sta a te ampliare nel tempo questi consigli, rendendoli più specifici o avanzati, o crearne di nuovi tramite la metodica di lavoro tipica di Never Diet (cioè chiedendoti come i vari fattori K interagiscono tra loro).
Crea un'idea di pasto fuori "non sgarro".
È frequente per chi mangia spesso fuori casa credere che sia “tutto perduto”, cioè che non sia possibile in questo modo ottenere dei buoni risultati in ambito Fitness, con un fastidioso senso di mancanza di controllo (anche nel caso lo si stesse usando come alibi, ci sarebbe una mancanza di fondo di definizione dei propri desideri e bisogni reali).
Anche mangiare fuori senza uscire dalla traccia del tuo percorso dietetico è possibile - a patto che tu non abbia una di quelle bruttissime diete in cui per ogni giorno ti viene detto esattamente cosa e quanto mangiare! Richiede un po’ di impegno, ma niente che non sia alla portata di chiunque.
Semplicemente, pensa al menù del locale in cui dovrai andare ed immagina come potresti comporre un pasto che si avvicini il più possibile a qualcosa che prepareresti tu a casa con gli stessi ingredienti. Quindi, puoi tranquillamente trovare le tue fonti di proteine e carboidrati e capire se sia possibile includere in qualche modo delle verdure, e “costruirti” il tuo pasto “non sgarro” fuori casa.
Ad esempio: volevi mangiare due porzioni di proteine e una di carboidrati? Al ristorante potrai prenderti una bistecca o un filetto di pesce alla griglia, delle patate al vapore (o semplicemente accompagnare con il pane che trovi in tavola) e delle verdure; puoi perfino pensare ad un panino che comprenda quello che ti serve, ad esempio con della mozzarella e pomodori. Sono cose molto diverse da quello che prepareresti tu?
Fai qualcosa di creativo quando ti annoi.
Siamo tutti super impegnati, salvo poi ritrovarci spesso con dei “momenti morti” in cui addirittura finiamo per annoiarci e cerchiamo qualcosa da fare per occupare quel tempo; c’è chi inizia uno scroll infinito sui social, chi fa su e giù dalla cucina, chi comincia a fare zapping alla tv. Tutte attività che possono essere rilassanti nell’immediato, ma che dopo lasciano un senso di vuoto, di aver perso del tempo inutilmente o comunque in attività non virtuose e fini a sé stesse.
Se, invece, quel tempo fosse occupato in qualcosa di più creativo, che ti faccia in qualche modo progredire? Sfrutta questi momenti di noia per fare qualcosa che ti sembra di non aver mai tempo di fare: magari è il momento giusto per metterti a disegnare, oppure riprendere in mano (o iniziare a maneggiare) uno strumento musicale, studiare una nuova materia che ti interessa ma che non sai quando seguire.
Oppure occupa quel tempo semplicemente nel pensare, pianificare, ideare il futuro, usare la tua mente per riflettere e focalizzarti sui tuoi obiettivi e se le scelte che stai facendo - nel complesso - sono in linea con essi o c’è qualcosa da modificare (anche questo è “creativo”).
Crea una lista di esercizi fisici che ami fare.
È vero, passare le ore sul tapis roulant, a macinare chilometri per strada o a fare corsi di GAG e zumba non sembra essere la scelta migliore se lo scopo è quello di perdere grasso e aumentare il tono muscolare. È però altresì vero che per tante persone il momento dell’allenamento ha anche la funzione di scaricare la tensione dopo una giornata difficile, prendersi una pausa, fare qualcosa di piacevole, magari in compagnia, e muoversi un po’ dopo una giornata passata seduti ad una scrivania.
In un contesto del genere, imporsi degli allenamenti che non piacciono solo perché “tecnicamente migliori” per un determinato obiettivo potrebbe essere addirittura controproducente: come dice il detto “il meglio è nemico del bene” e ci si può ritrovare nella situazione in cui il tipo di allenamento che andrebbe svolto proprio non piace. Spesso si finisce per ritrovarsi demotivati, a procrastinare il momento dell’allenamento.
In uno scenario del genere è quindi meglio iniziare a creare una routine di allenamento con delle attività che per noi siano stimolanti e che ci piaccia fare, non fosse altro che per consolidare dei momenti nella giornata e nella settimana dedicati al movimento. Una volta impostata la nostra “settimana allenante”, nessuno ci impedirà più in là di decidere di inserire anche un tipo di attività che ci piace di meno, in aggiunta o in sostituzione di una delle nostre consuete “sedute”. Magari avere un abbonamento in palestra per il corso di spinning è la scusa buona per aggiungere anche un allenamento in sala, dato che letteralmente non ci costa nulla.
Vale quindi il principio che “piuttosto che niente è meglio piuttosto”, consapevoli del fatto che ad un certo punto, se vorremo ottenere di più, sarà necessario valutare delle scelte diverse in funzione delle nostre priorità.
Rispondi No ad una richiesta che senti stretta.
Non giriamoci troppo attorno, spesso non siamo capaci di dire di no. Che sia per timore di offendere una persona cara, paura di subìre ripercussioni o “semplice” eccesso di disponibilità (i.e. per farci ben volere) non riusciamo a rifiutare le richieste che ci vengono fatte, a volte a discapito del nostro benessere.
Quando diciamo di Sì in modo automatico, senza aver prima analizzato le circostanze, rischiamo di minare anche la nostra autostima. Da un lato ci potremmo sentire in colpa per non essere “entusiasti” quanto vorremmo o dovremmo, dall’altro il rischio è quello di fare quello che ci viene chiesto in maniera non ottimale (in modo svogliato, con poca cura, con un atteggiamento irritabile o scontroso), proprio perché proprio non vorremmo farlo e lo viviamo quasi come ineluttabile.
Esercitare l’assertività potrà forse portarci a farci meno amici, ma sicuramente ci aiuta a mettere quei paletti necessari per vivere la vita senza ritrovarci sommersi e succubi delle richieste altrui. Quando impariamo a dire No, soprattutto se non siamo abituati, probabilmente ci sentiremo in colpa nei confronti del nostro interlocutore, ma, oltre a definire i nostri spazi e la nostra disponibilità, daremo anche più importanza e valore alle volte in cui acconsentiremo alle richieste. Se non lo stai già facendo, prova a dire di No ad una richiesta per cui ora dici Sì in modo automatico per poi ritrovarti a dover fare qualcosa controvoglia; prova a non cedere all’iniziale senso di colpa, datti il tempo di elaborare, pensando che è stata un’occasione per mettere i tuoi bisogni al primo posto e che questo non significa necessariamente ledere quelli degli altri (anzi!).
Elimina ogni progetto senza valore per te.
Nella vita ci troviamo coinvolti in diversi progetti, e dovremmo essere in grado di impegnarci solo in quelli che hanno uno scopo ben preciso e definito, o che possono essere ricondotti a progetti più ampi. Ma questo non basta. Il fatto che questi progetti abbiano uno scopo non significa necessariamente che sia tu a doverli realizzare.
Quando decidi di impegnarti in un progetto, questo dovrebbe riguardare qualcosa che ti sta a cuore, allineato ai tuoi bisogni e desideri. Avrai a che fare con molti progetti di cui percepisci l’importanza in senso assoluto, ma che non senti come tuoi, la cui realizzazione non ti darebbe nessun valore aggiunto, nessun senso di appagamento o efficacia. In tal caso, non dovresti essere tu a doverti impegnare per realizzarli. Se puoi, eliminali dalla tua agenda, magari delegandoli a qualcuno per cui hanno valore.
Capitano anche situazioni in cui questo non è possibile: ad esempio, se al lavoro ti assegnano un compito, magari non puoi rifiutarti solo perché “non è allineato con i tuoi valori”; in questi casi, per quanto possibile, prova a declinare questi progetti in modo che possano portarti un valore aggiunto, ad esempio provando ad applicare e testando su questi progetti nuovi metodi di sviluppo o schemi mentali che poi ti potrebbero tornare utili in altre occasioni, permettendoti di risparmiare tempo ed energie quando sarà il momento di dedicarti a qualcosa di tuo. Oppure, chiediti se ci sono, all’interno del compito che ti è stato assegnato, degli spunti utili da utilizzare in altri progetti o che ti portano in qualche modo a una tua crescita personale.
Renditi non disponibile nelle 3-4 h prima di dormire.
Ti sarà più volte capitato che la sera, dopo aver cenato e mentre stai cercando di goderti le tue ore di riposo prima di coricarti per un buon sonno ristoratore, qualcuno ti chiami, scriva, ti chieda qualche favore. Potrebbe essere il capo, il collega o un’amica o amico che ti chiede una mano per qualcosa che sa che tu puoi fare, in un momento in cui magari tu volevi semplicemente “far niente”.
Questo “far niente” potrebbe avere scarso valore, come averne tanto: non lasciare in ogni caso che richieste altrui penetrino senza che sia tu a volerlo. Se quel “far niente” ha valore per te (perché è un momento in cui vuoi rilassarti, in attività senza uno scopo specifico ma utili per il tuo benessere globale), dovresti tenerlo in considerazione nel rispondere alla richiesta.
Cerca di capire e far capire la differenza tra quello che tu vuoi e puoi fare in generale e quello che tu vuoi e puoi fare in un momento e spazio specifico: è vero che vuoi e puoi aiutare il collega, l’amico e il parente, ma non è detto che vuoi e puoi farlo sempre in ogni momento e spazio della tua giornata.
Ascolta te stesso quando non hai "nulla da fare".
Nella giornata è normale, se non auspicabile, ci siano dei momenti in cui non si ha nulla da fare. Sembra essersi però insinuato nel sentire comune il principio per cui non è possibile non avere niente da fare, ogni momento deve essere sfruttato in funzione della maggiore produttività possibile. Così, presi dalla FOMO o dal senso di colpa, cerchiamo di riempire quel poco tempo libero che abbiamo con una qualche attività, per far vedere che “stiamo facendo qualcosa”.
Spesso questo qualcosa consiste in comportamenti automatici, che non ci danno nessun valore aggiunto o addirittura remano contro i nostri obiettivi. Chiariamo: non tutto deve avere un’utilità diretta e specifica (altrimenti ricadremmo nella ricerca disperata di produttività ed efficacia), ma non bisogna trascurare tutto ciò che non possiamo calcolare in modo diretto e specifico, ad esempio il benessere che può darci il “dolce far niente” che ci permette di sgomberare la mente.
Non devi per forza uscire, camminare, leggere, o divertirti; puoi provare anche a restare in solitudine cercando di sgomberare al mente o, al contrario, riflettere su qualcosa che ti sta a cuore. Potresti trovarti a fare considerazioni che non sapevi nemmeno di aver maturato, e avere il tempo per elaborare gli input e le sensazioni che, senza poterti fermare, non avresti potuto mettere in ordine e collegare. Se noti, i momenti in cui più frequentemente si hanno le “illuminazioni” sono quelli in cui ci si ferma. Ascoltare i tuoi pensieri, oltretutto, ti fa capire se la strada che stai percorrendo sia quella giusta per te, e ti permette di valutare cambi di rotta se senti che quello che stai facendo non è più allineato ai tuoi scopi.
Assegna ogni attività ad un progetto specifico.
Ti capita di ritrovarti parte di qualche attività che sai di aver iniziato per uno scopo ben preciso, ma non ricordi più quale sia? A differenza di quelle attività palesemente non allineate ai tuoi scopi, in questo caso non è opportuno interrompere e cestinare quello che stai facendo, che, per l’appunto, uno scopo ce l’ha, quanto risalire di nuovo al suo significato e reinserirla nel suo contesto, per comprenderne nuovamente il valore.
Per avere la giusta spinta a fare, continuare e terminare qualcosa il nostro cervello ha bisogno di un fine, un motivo. Solo avendo chiaro il contesto in cui quell’azione si inserisce possiamo riuscire ad avere la giusta energia per farla.
Le azioni che non hanno uno scopo ben preciso non ci stimolano né ci appagano, vengono semplicemente svolte in automatico; qui il “pilota automatico” è stato inserito dopo l’inizio del compito, dobbiamo solo riprendere la guida. Perciò, assegna le attività che stai facendo ad uno specifico progetto oppure trova il collegamento che ti permetta di “salvarla” dai compiti da cui desistere per dedicarti ad altro.