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Sostanza che vai, placebo che trovi

Leggi questo, vivendone ogni passaggio - letteralmente: vivendo ogni passaggio.

Immagina di vedere davanti a te un grande limone ben maturo, giallo brillante; è lì sul tagliere. Immagina di tagliarlo a metà e mentre lo tagli, il succo schizza fuori sul tagliere, scivola sul tavolo, sulle tue mani e le tue dita. Il profumo è inebriante... Sollevi la mano e lecchi le dita facendoti invadere da quel sapore forte, deciso, aspro e dolce insieme, che ti pervade e solletica la bocca.

Non stai ancora salivando? Allora guarda questo:

Forse non stai salivando copiosamente, ma senti che qualcosa nella tua bocca si è attivato, ad esempio il solletico tipico di quando annusi o assapori qualcosa di aspro, come il limone. Eppure, non hai annusato o assaporato succo di limone: l’attivazione delle ghiandole salivari è stata indotta da qualcosa di molto meno tangibile, cioè pixel su uno schermo.

Tramite quei pixel, i tuoi occhi hanno trasferito una certa informazione al tuo cervello, che l’ha trasformata in parole e immagini con un certo significato, fornendo poi una risposta corporea e tangibile: la produzione di saliva.

L'astratto non lo è: il placebo

Spesso confondiamo le definizioni di astratto in contrapposizione a concreto: diamo alla parola astratto il significato di "tutto ciò che non si può toccare", e a concreto "tutto ciò che possiamo toccare". Ma le cose non stanno così e chiarirle ci aiuta anche a capire cos'è - davvero - l'effetto placebo.

Qualcosa di intangibile (parole, immagini, pensieri, ma anche credenze e convinzioni) può procurare effetti tangibili come risposta da parte del tuo corpo. Tanto tangibili che possiamo parlare - ad esempio considerando qualcosa di astratto per antonomasia, le credenze - di una vera e propria Biochimica delle credenze (Sathyanarayana Rao, 2009).

La potenza delle credenze

Compreso che c’è una Biochimica delle credenze, potresti dire qualcosa come “Ok, ci sta; ma non è che se credo o non credo nel funzionamento di una sostanza, quella sostanza fa un effetto diverso nel mio corpo”.

La spiegazione profonda è tanto complessa quanto inafferrabile: dovremmo introdurre a vari circuiti neuronali con nomi assurdi come Sostanza Grigia Periacqueduttale o Corteccia Cingolata Subgenuale; ma restiamo sulla terraferma.

Già il fatto che ci siano dei centri cerebrali che coordinano l’effetto placebo e le credenze (Mayberg, 2002; Wager & Atlas, 2015), dovrebbe far pensare “Allora questa roba esiste!”

Ancora più convincente è il risvolto macroscopico di tutto ciò. Immagina di avere di fronte a te delle persone che hanno bisogno di una cura (un farmaco) per la Depressione e dire loro:

Questo trattamento è molto efficace

oppure

Questo trattamento è abbastanza efficace

Potresti pensare “Va be’, è lo stesso farmaco: stesso principio attivo, stessa somministrazione, stesso timing… Fa lo stesso come glielo presento”. La pensavano così anche alcuni scettici prima di condurre uno studio costruito proprio nel modo descritto: stesso farmaco, diversa presentazione (cambiando giusto una parola, da molto a abbastanza).

Di chi riceveva il farmaco comunicato come “molto efficace”, il 90% riduceva i sintomi; di chi riceveva quello comunicato come “abbastanza efficace”, a ridurre i sintomi era solo il 33% (Krell, 2004).

Che ne dire di ricevere un trattamento per la Sindrome dell’Intestino Irritabile (IBS) da un Professionista sulle sue, tecnico e formale, rispetto a un Professionista più gioviale ed empatico? Risposta facile: si hanno maggiori effetti se il Professionista è empatico.

Analisi più profonda: questo vale anche se il trattamento è placebo. Nel primo caso (Professionista formale che somministra placebo), la riduzione dei sintomi può arrivare al 40%, nel secondo caso (Professionista empatico che somministra placebo) la riduzione dei sintomi può arrivare a oltre il doppio, l’82% (Kaptchuk, 2008).

Ora è un po’ più forte la tua… credenza che le credenze siano potenti?

Oltre al fascino del funzionamento dell’effetto placebo, probabilmente vorrai sapere se ci sono applicazioni pratiche e come implementarle. Le tue domande trovano entrambe risposta dall’analisi dei risultati di una serie di esperimenti in cui a delle persone veniva fornito un energy drink mostrando di volta in volta differenti “etichette” (Shiv, 2005).

Ottieni ciò che paghi

Il titolo di questo paragrafo prende nome dal titolo dello studio sperimentale che stiamo per raccontarti: L’effetto placebo delle azioni di marketing: i consumatori possono ottenere ciò per cui pagano. Tieniti alla sedia perché la cosa si fa interessante.

I Ricercatori hanno fatto una serie di 3 esperimenti per capire gli effetti tangibili (a livello di performance fisica e mentale) di azioni di marketing quali la modifica del prezzo o dichiarare una certa efficacia di un energy drink. Ecco in cosa consistevano i tre esperimenti e i risultati ottenuti:

  1. Primo esperimento. Oltre al gruppo di controllo (che non riceveva energy drink), agli altri due gruppi di persone veniva fornito l’energy drink dichiarando un prezzo basso oppure un prezzo alto, quindi veniva monitorata la performance fisica e mentale successiva.

    Rispetto al gruppo di controllo, la cui performance era ‘P’, il gruppo con energy drink a prezzo dichiarato più basso avevano una performance minore di ‘P’, mentre quelli con prezzo dichiarato più alto l’avevano uguale.

  2. Secondo esperimento. Era come il primo esperimento, con la differenza che veniva spiegato l’effetto placebo indotto dal prezzo: le persone, cioè, sapevano che conoscere il prezzo, più basso o più alto, avrebbe determinato una performance rispettivamente più bassa o più alta.

    In questo caso, entrambi i gruppi avevano una performance uguale a ‘P’ (la performance del gruppo di controllo).

  3. Terzo esperimento. Questa volta, le persone venivano divise in 4 gruppi (oltre al gruppo di controllo), e le condizioni differenti erano due: una era, come per i primi due esperimenti, il prezzo; l’altra era l’apposizione di un’etichetta all’energy drink, “Efficace” oppure “Non efficace”.

    Qui le cose diventano interessanti. Il gruppo che prendeva l’energy drink con prezzo dichiarato più alto, aveva una performance maggiore di ‘P’ quando l’etichetta era “Efficace”, minore di ‘P’ quando l’etichetta era “Non efficace”; per il gruppo con energy drink il cui prezzo dichiarato era inferiore, la performance era uguale a ‘P’ in caso di etichetta “Efficace”, e molto minore di ‘P’ nel caso di etichetta “Non efficace”.

In sintesi:

  1. Quando le persone prendevano lo stesso energy drink con prezzo più alto, avevano performance migliori;

  2. Quando le persone prendevano lo stesso energy drink, con prezzo differente e consapevoli che questo avrebbe influito sulla performance, allora il prezzo non influiva sulla performance;

  3. Quando le persone prendevano lo stesso energy drink, etichettato in modo differente, ottenevano le performance migliori per quello etichettato positivamente.

Sfrutta il placebo

Prima di passare alla parte applicativa, ti facciamo notare che l’effetto placebo è intrinseco ad ogni azione o comportamento che fai, non puoi slegarlo. Non è intrinseco a integratori e farmaci, ma ai comportamenti e, in generale, a tutto ciò che compi durante la tua giornata:

  • se hai scoperto un nuovo metodo di studio e sei entusiasta di applicarlo, oltre agli effetti del metodo stesso, avrai effetti per via del tuo entusiasmo;

  • se hai scoperto una nuova tipologia di allenamento che ti diverte ogni volta che lo fai, oltre agli effetti dell’allenamento stesso, avrai effetti per via del divertimento che ne ottieni;

  • se hai scoperto un nuovo integratore di cui hai compreso i meccanismi di funzionamento, quando lo prenderai, oltre agli effetti della sostanza, avrai effetti per via della tua convinzione.

C’è un’accortezza da prestare qui, per non avventurarsi in un pendio scivoloso: potresti pensare “Allora basta la mia convinzione che qualcosa funzioni, anche se non c’entra nulla col mio obiettivo, per farla funzionare”.

Non è così. L’effetto placebo dovrebbe essere utilizzato come supplemento a una certa scelta (sia essa seguire un metodo, iniziare un allenamento, prendere un integratore, e così via), che dovrebbe essere quanto più in linea con gli obiettivi da raggiungere.

L’effetto placebo non dev’essere la scusa per scegliere a caso e pensare che possa rimediare agli effetti della cattiva scelta.

Placebo da spalmare…
(Pardo-Cabello, 2022)

Nel gruppo privato Ouksider, si parlava di pomate, in particolare all'arnica, per ridurre infiammazioni e dolori articolari, e di quanto sotto una certa percentuale di arnica presente nel prodotto, "è solo placebo". Lo scambio mi fece venire in mente quando chiesi a un caro amico, Medico, quale fosse, tra le tante, la crema più consigliata per un'infiammazione al ginocchio che avevo. La sua risposta fu:

Non è tanto per la formulazione che è importante applicare una pomata. È importante perché ti metti lì e dedichi qualche minuto (rilassamento generale) a massaggiarti la zona infiammata (rilassamento specifico).

Credo non servano altre parole per descrivere l'effetto.

Questo ci porta però a riflettere anche su altro, ponendoci questa domanda: non importa che crema si usa, l'importante è applicarla? No, non proprio. Questo è il motivo per cui esistono gli esperimenti scientifici in cui il riferimento è il placebo. Ovvero, si prendono due gruppi di persone, meglio se tre, si fornisce loro (in tal caso, la pomata):

  • Una pomata con arnica

  • Una pomata senza arnica

  • Nessuna pomata

e si valutano gli effetti differenziali (non assoluti). La parola “differenziali” è una parola chiave. Che ci fa capire anche che la dipendenza da contesto e scopo dell’intervento (trattamento anti-infiammatorio, nel caso della pomata). “Quanto” mi serve sfiammare? Magari il semplice massaggiare mi basta. Magari non basta e mi serve l'effetto differenziale aggiuntivo dell'arnica.

Tutto questo, in termini pratici, ci serve per avere la consapevolezza necessaria a farci “risparmiare” (non solo soldi, ma energie mentali - cognitive ed emotive - che per una cosa come una pomata possono essere di poco conto, per cose più grandi possono essere pesanti), facendoci una domanda grosso modo simile a:

Quando applico la pomata, applico solo la pomata o metto in atto un comportamento peculiare?

Se applicare la pomata richiede un “rito” (prendo una pausa dopo la doccia, mi stendo, mi rilasso, mi massaggio...), sarebbe bene analizzare se quest'ultimo può bastare a fornirmi l'effetto "terapeutico".

🧠 Nota di riflessione: tutto ciò è alla base della “manipolazione” messa in atto da vari attori per vendere fluff inconsistente; ad esempio, ridurre un'infiammazione per “imposizione delle mani”, può funzionare, perché quella “imposizione delle mani” magari viene fatta in ambiente rilassante, con olii profumati, interazione umana che dà sollievo e calore, e via così.

Placebo come supplemento

Con in mente questi presupposti, si può capire come sfruttare il placebo partendo da quanto viene consigliato ai Professionisti in campo clinico, nel momento in cui indicano un certo trattamento ai loro pazienti (Bystad, 2015):

  1. Descrivere i meccanismi alla base di un trattamento;

  2. Fornire informazioni che attestino che lo specifico trattamento è efficace, a condizione che tali informazioni siano realistiche;

  3. Puntare a uno stile emotivamente cordiale ed empatico;

  4. Cerca di ridurre lo stress che influisce sul paziente.

Da questi consigli, otteniamo indicazioni che puoi applicare su di te:

1. Informati e comprendi

Sappiamo che può essere noioso informarsi per capire i perché dietro le cose, ma è essenziale farlo per il Fitness. Perché il Fitness, come tuo progetto di crescita e trasformazione personale, non è esterno a te e quindi non è delegabile, come può essere arredare casa, riparare una tubatura o sviluppare un’applicazione.

Non serve un percorso di studi per ogni obiettivo da raggiungere, è sufficiente avere consapevolezza dei passaggi chiave da seguire e da cosa sono regolati a livello basilare.

2. Cerca spiegazioni logiche

Assicurarsi della veridicità di una certa fonte è pressoché impossibile; più che un’analisi di riferimenti e fonti che ti vengono forniti da chi cerca di informarti, prova a capire come quelle informazioni risuonano in te: ti sembrano lineari e coerenti in senso logico? ti sembrano stare in piedi a livello pragmatico?

A darti sicurezza, non basta il sentito dire comune, è fondamentale che, ponendoti delle domande che scavano più in profondità (a volte, sono sufficienti un paio o tre Perché), quelle informazioni restino coerenti e non si contraddicano.

3. Una scelta è una scelta

Meglio investire ancora un po’ di tempo a capire che scelta fare, che non prendere una strada per cui la tua convinzione non è proprio al massimo. Se prendi una strada, e cambi poco dopo per provare le alternative che avevi lasciato, qualcosa non funzionerà.

Punta a intraprendere scelte per le quali tu possa seguire una strada per tutto il tempo necessario per vedere che risultati ti sta dando in termini tangibili e non solo percepiti.

4. Pianifica e non pensarci su

Se noti, tutti i punti sono correlati: quest’ultimo, in particolare, deriva dall’aver fatto una scelta con convinzione, consapevolmente e in modo informato.

Investire del tempo per capire un po’ di più cosa c’è dietro qualcosa, serve perché strada facendo non ti assalgano quei dubbi che rischiano di farti “andare in loop” e non riuscire ad avanzare.