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Stare in forma è facile. Allora perché è così difficile?

Questo insight è nato dall'interazione interna con gli Ouksider. Mi interessava riportarlo qui con una declinazione un po’ diversa - anche per “non Ouksider” - così da rendere più chiaro a tutti il concetto (o, almeno, provarci).

Vendiamo soluzioni che non servono

Il punto è che stare in forma è facile. Davvero, non c’è niente di più da fare in merito a come “mangiare, muoversi, rilassarsi e divertirsi” per vivere e stare bene e in forma rispetto a quanto già “sapremmo”. I “di più” che ci siamo inventati nel settore fitness ce li siamo, appunto, inventati, per vendere corsi, coaching e consulenze, per creare soluzioni che non servono a problemi che non esistono. 

Prendi ad esempio un tema come “dieta e infiammazione”: questa correlazione è una correlazione banale nel senso che, se prendi due punti a caso nel corpo umano o nell’ambiente in cui vive, trovi sempre una correlazione. Oltre alla correlazione, potresti trovare anche un rapporto causa-effetto realmente presente. Quindi, sì, la dieta agisce sull’infiammazione e lo fa con rapporto causa-effetto. C’è un però. Ma prima, per non perderci già qui, spiego un attimo i concetti di correlazione non causale e correlazione causale. 

Correlazione non causale

Due variabili sono in correlazione non causale quando al modificarsi l’una si modifica l’altra, ma non per dipendenza diretta, bensì per una lontananza così elevata che dobbiamo necessariamente parlare di coincidenza. È su questo genere di rapporti che possiamo creare delle burle, quando è palese l’assurdità dell’affermazione, o delle manipolazioni, quando i concetti sono un po’ più ostici che non è facile afferrare la coincidenza. Facciamo un paio di esempi:

  • La burla. “Le carote, contenendo Vitamina A, migliorano la vista.” • “Come fai a dirlo?” • “Be’, hai mai visto un coniglio con gli occhiali?”

  • La manipolazione. “L’infiammazione è alla base di quasi tutte le malattie. Alcuni nutrienti riducono l’infiammazione. Possiamo migliorare il decorso di quasi tutte le malattie con specifici cibi.”

Correlazione causale

Due variabili sono in correlazione causale quando al variare dell’una varia l’altra in maniera (più) strettamente dipendente al punto da poter dire che, in effetti, quando nel “sistema” si tocca una variabile, ci si può aspettare che venga modificata anche l’altra. Se prendo a mani nude una pentola appena tolta dal fuoco dalla parte del metallo, mi ustiono. L’ustione è causata in modo diretto dall’aver toccato la pentola.

Ci sono però delle insidie nella correlazione causale o, meglio, nell’uso che se ne fa: non basta dire che due variabili sono in correlazione causale per “farci qualcosa”. È vero, ad esempio, che la dieta modula l’infiammazione, ma la domanda non è se questo avviene, ma quanto questo avviene. Il passaggio è fondamentale perché ciò di cui parliamo (forma fisica, salute, fitness) è un sistema complesso, dove la modifica di una variabile a monte potrebbe essere “troppo poco” perché si abbia una modifica di una variabile a valle. È vero, ad esempio, che la Vitamina A fa “qualcosa” sulla vista, ma non sarà forse che variabili quali stanchezza e guardare gli schermi hanno un impatto superiore?

È vero, ad esempio, che un certo cibo rispetto a un altro fa “qualcosa” sulla modulazione dell’infiammazione, ma non sarà forse che vivere una vita stressata e dormire male hanno un impatto superiore? (Tangenzialmente, infatti, per “disinfiammarti” non c’è nulla di differente da fare rispetto a ciò che serve fare per stare bene e in forma in termini generali.)

Perché è difficile stare in forma…

La difficoltà dello stare bene e in forma nasce proprio dalla difficoltà di mantenere una certa lucidità in un mondo ad alta distrazione: la lucidità permette di capire quando si sta parlando di correlazione non causale o di correlazione causale e, se si sta parlando di correlazione causale, capire poi quanto una variabile “in ingresso” può realmente influire sulla variabile “in uscita”.

Non è una difficoltà “tecnica”, ma una difficoltà “mentale”. Se io ti dico che l’infiammazione è alla base di innumerevoli malattie e che una sostanza contenuta nei mirtilli è un modulatore dell’infiammazione, è probabile tu volga l’attenzione ai mirtilli prima ancora di chiederti “Ok, ma quanto i mirtilli potranno mai influenzare lo stato infiammatorio nell’ampio contesto di stimoli possibili?” Il difficile per stare bene e in forma, quindi, è il lavoro continuo di “difesa” da informazione spazzatura che cerca di neutralizzare la tua barriera cognitiva pensante, insinuarti il dubbio e portarti a comprare nuovi corsi, coaching, consulenze e prodotti.

…e come renderlo “facile”

Non c’è soluzione a tutto questo, al fatto che venga prodotta in continuazione spazzatura informativa che, proprio come il cibo spazzatura, ci rende degli obesi informativi che più vanno avanti a “divorare” queste informazioni più difficoltà avranno nel “rimettersi in forma in termini informativi”. Così come per la forma fisica, la “forma cognitiva” richiede l’impegno di evitare le gratificazioni immediate che sembrano fornirci valore e che invece alla lunga ce lo tolgono. Per fare questo è indispensabile avere una griglia mentale che possa farci capire dove collocare i vari oggetti o se non assorbirli affatto nel caso la casellina in cui dovrebbero entrare è già piena.

Un minimo per aiutarti a fare il primo passo noi l’abbiamo fatto col Libro Never Diet, che paradossalmente non “aggiunge” informazioni, ti aiuta piuttosto a costruire la tua griglia in cui collocare i vari oggetti in futuro. Sta a te, poi, il lavoro di usare questa griglia per collocare i vari oggetti, o scartarli. In ogni caso, spero sia chiaro il punto che la difficoltà dello stare in forma non è tanto nel raggiungere un determinato obiettivo o impegnarsi a mangiare e muoversi in un certo modo, bensì sta nello sviluppare uno scudo mentale dalle varie “invenzioni” che abbiamo creato per venderti sempre più cose inutili.

Stare in forma con semplicità

E la semplicità, in questo? La semplicità dello stare in forma nasce proprio dalla comprensione della complessità. Quando comprendo che il sistema è complesso - che, ad esempio, per stare in forma occorre “mangiare, muoversi, rilassarsi e divertirsi” in un certo modo che sia “per me” - allora posso trovare soluzioni che una-ad-una riesco ad implementare semplicemente e, tutte insieme, mi forniscono un risultato superiore.

Ad esempio, se vuoi dimagrire e ti viene detto che devi creare un deficit calorico, contare le calorie e fare attenzione certosina ai macronutrienti, per seguire queste direttive “banali” tu devi paradossalmente fare qualcosa di “complesso”: scegliere gli alimenti, capire che macronutrienti ti apportano, calcolare le calorie e i macronutrienti per te, combinare i cibi per ottenere quei numeri, tracciare tutto con le app conta calorie e via così.

Se, invece, ti viene fatta capire la complessità che c’è tra i vari fattori agenti sul tuo corpo che possono portare al dimagrimento, comprendi anche che un’azione piccola in un punto comporterà una serie di cambiamenti, magari piccoli, che sommati insieme faranno un “gran” cambiamento. Così grande che sfuggirà dalla comprensione e dal controllo, ma questo non deve importarti, perché non avrai e non avremo mai gli strumenti per quel tipo di comprensione e quel tipo di controllo. Non si può spiegare - ad esempio - che hai avuto un dimagrimento perché in un modo o nell’altro “hai creato un deficit calorico”. C’è qualcosa di sfuggente e incontrollabile per cui quella spiegazione non è realistica.

Riprendendo la divisione nelle 4 aree Mangiare, Muoversi, Rilassarsi, Divertirsi, faccio un esempio per chi è agli inizi del suo percorso di miglioramento di quali possano essere queste “azioni piccole” - così piccole che non richiedono di “fare qualcosa”, ma semplicemente di iniziare a pensare qualcosa:

  • Mangiare: inizierai semplicemente ad acquisire consapevolezza sulla tua spesa o, facendo un passo extra, capire quali sono gli alimenti con più proteine, quali quelli con più carboidrati, quali quelli con più grassi.

  • Muoversi: esplorerai quale tipo di allenamento potrebbe fare al caso tuo e come organizzarlo nella tua settimana per far sì che abbia un impatto tangibile sul tuo percorso.

  • Rilassarsi: comincerai a fare attenzione alla quantità e qualità del sonno, e a chiederti che tipi di obiettivi vorresti vedere dall’iniziare a muovere i primi passi per stare in forma.

  • Divertirsi: ti chiederai come crearti dei momenti per te e a cosa vorresti dedicarti negli stessi, e farai attenzione a quelle azioni che fai senza pensarci, ma che ti tolgono invece di darti.

Stabilite delle basi e, più di ogni altra cosa, costruita la “griglia”, sarai tu a sviluppare il tuo percorso e non qualche fantomatica app che conta le calorie o “tecnico” che ti costringe ad usarla.

Stare in forma con (più) semplicità

Cosa voglio dire con quanto espresso nel paragrafo precedente? Senza addentrarci nei dettagli associati a Neurologia e Psicologia del comportamento relativo al “mantenersi in forma”, usiamo un parallelismo per comprendere il concetto. Hai notato che quando ti viene in mente di fare una certa cosa - comprare nuove scarpe, cambiare le tende a casa, acquistare un nuovo smartphone - inizi a “vedere” molto più frequentemente quella cosa in modo serendipico (senza pensarci attivamente)? 

A volte sono coincidenze così grandi da sembrarti magia. In realtà, è il tuo cervello che sta orientando la tua attenzione per farti vedere più aspetti relativi a un oggetto che vuoi comprare, farti acquisire più informazioni possibili senza sforzo e farti ridurre il carico mentale che servirà dopo (quando dovrai, di fatto, scegliere le scarpe).

Con benessere e forma fisica è la stessa cosa. Anche ora sta succedendo: quel “frame” che ti ho fornito (mangiare, muoversi, rilassarsi, divertirsi) farà sì che d’ora in poi tu inizierai a “incasellare” gli argomenti che hanno a che fare col tuo stare bene e in forma tramite quella griglia. Al punto che riuscirai a sviluppare una sensibilità tale che ti porterà alla consapevolezza che forse dovresti lavorare su uno di quegli aspetti in modo prioritario rispetto a un altro. Finché, con questa consapevolezza, propenderei senza troppo sforzo verso informazioni che sono allineate a quel “bisogno”.

Detta in altro modo, nel momento in cui tu sviluppi l’intenzione - esempio - di dimagrire, la tua mente si orienta (ti fa prestare attenzione) ad argomenti relativi al dimagrimento, finché sviluppi una certa sensibilità (che ti porta alla consapevolezza) e arrivi a comportarti in linea con un certo obiettivo (e cioè agisci per raggiungerlo).

Intenzione → Attenzione → Consapevolezza → Azione

In tutto questo sembra che “nulla serva a nulla”: è sufficiente desiderare di raggiungere un obiettivo per raggiungerlo? No, non sto dicendo questo. È semplice, non facile. Sto dicendo che il “volere e potere”, fabuloso e confondente, dovrebbe essere riformulato mettendo in conto questo: potrebbe essere che “se vuoi, puoi”, ma è necessario partire da basi solide e proseguire con filo logico. Ci vogliono, cioè, un metodo e degli strumenti.

Metodo e strumenti che non devono essere complicati. Anzi, devono aiutarti a semplificare perché tu possa concentrarti sulla creazione dei tuoi scudi da quell'inquinamento informativo che ti porta a deragliare. E non solo. Infatti, la “vera” difficoltà dello stare in forma non ha niente a che vedere con il “cosa si dovrebbe fare”. Ma con…

Pressione sociale, adeguamento alla norma, isolamento

Il fulcro di questo paragrafo è: “La maggior parte delle persone preferisce l’accettazione alla verità.” Negli anni ‘50 un Ricercatore di nome Asch condusse una serie di esperimenti che ci hanno fatto comprendere qualcosa di affascinante e al tempo stesso sbalorditivo, nella sua perversione e - per certi versi - “tristezza”, quando applicata a certi contesti.

Asch riunì delle persone e dei suoi colleghi Ricercatori. Le persone erano “i soggetti dell’esperimento” e i Ricercatori fingevano di esserlo. In uno degli esperimenti, Asch fece vedere un’immagine simile a questa:

chiedendo quale fosse la linea “gemella” alla linea X, tra le linee a destra A, B, o C. So che nel guardare l’immagine non ti è neppure sorto il dubbio che magari ti manca qualche informazione o che devi fare attenzione a qualche effetto ottico. In effetti, è tutto lì: niente in più da sapere e nessun effetto ottico. La linea “gemella” di X, in senso oggettivo in questa Realtà e senza filosofeggiare troppo, è la B.

Ma le cose non sono così scontate. Stare in forma è facile, non c’è nessuna informazione che manca e non c’è alcun effetto magico, bisogna mangiare in un certo modo, fare esercizio fisico a certe intensità, avere momenti di respiro per corpo e mente, e creare spazi per sé stessi e il proprio svago. Sì, vero, non è una passeggiata, ma una volta che uno ha un obiettivo in testa, rinunciare a un dolcetto qui e là, andarsi a divertire muovendosi, darsi una regolata in termini di stress e orari, non è poi la fine del mondo. Eppure… Continuiamo a sbatterci la testa.

Ecco il perché: Asch fece rispondere per primi i Ricercatori, istruendoli di sbagliare appositamente la risposta scegliendo ‘C’. Da quel momento il mondo cambiò: le persone, ignare dell’accordo tra i Ricercatori, iniziavano ad avere dubbi e a fornire anch’esse la risposta sbagliata ‘C’. Gli esperimenti avevano diverse sfumature (ad esempio, come cambiavano le cose se una persona rispondeva dopo altre, o in base al suo “temperamento”, e via così) ma quello che qui c’interessa è altro: il fatto che per qualcosa di oggettivamente banale, molte persone si facevano venire il dubbio di essere in errore. 

Figuriamoci cosa può succedere in un contesto in cui non ci sono vere e proprie “risposte esatte”, non puoi misurare le linee con un centimetro per vedere che effettivamente X coincide con B e non con C, di certo non puoi farlo in momenti confinati. Nel settore fitness il lavoro è su sistemi complessi e interagenti (noi, il nostro corpo, il nostro ambiente), con un numero di variabili così ampio e cangiante in intervalli di tempo lunghi che non si può stabilire alcuna “risposta precisa”.

Perciò, quando ci viene fatta pressione sociale, il dubbio si insinua in noi e sentiamo la forza dell’adeguamento alla norma: “Sto sbagliando io?” “Forse dovrei rilassarmi un po’?” “Non è che hanno ragione loro?”. A quel punto, le strade sono per lo più due: il deragliamento da noi stessi (ci adeguiamo mettendo da parte i nostri buoni propositi) o l’isolamento dagli altri (ci allontaniamo continuando con i nostri propositi senza condividerli).

Non ti faranno male tutte quelle mandorle?

Il fatto è che non c’è un giusto o sbagliato in senso tecnico e, laddove si può tracciare una linea di confine non serve la “tecnica”, è sufficiente il buon senso, il percepito, un lieve strato di consapevolezza a determinate tematiche. Faccio degli esempi con domande retoriche rispettando il frame fornito sopra:

  • Alimentazione. Ci serve davvero sapere che mangiare patatine in busta e bere birra dal divano “non sia da fare” nel giorno-per-giorno?

  • Movimento. Davvero qualcuno pensa di poter restare in salute se tiene il suo corpo fermo in poltrona davanti alla tivù o a una scrivania?

  • Rilassamento. Siamo davvero sicuri che le persone non sappiano che dormire 4 ore a notte e accumulare preoccupazioni sia anti-salute?

  • Divertimento. Davvero le persone non realizzano che trascurare cose e persone a loro care possa nel tempo avere effetti nefasti?

In tutto ciò, la “tecnica” ha per me così poco rilievo che spesso la miglior risposta può essere generata dalle idee che scaturiscono guardando questo video:

Perché, siamo sinceri, non sarà controllando i grassi saturi a proteggerci dalle malattie cardiovascolari, se tutto il resto della nostra vita va a rotoli; non sarà eliminare il bicchiere di vino o birra a permetterci di tenere a bada i trigliceridi, se ce ne stiamo beatamente sul divano; non sarà ridurre il colesterolo a salvarci dagli infarti, se la nostra giornata è stare in auto 6 ore al giorno sbraitando contro gli altri automobilisti.

In altri termini: il controllo su aspetti marginali rispetto al più ampio quadro generale che molte persone ci invitano ad avere, è solo una loro richiesta a noi di adeguamento alle loro convinzioni, per evitare di mettersi in discussione e analizzarsi in senso più ampio. Per questo, la facilità e al tempo stesso difficoltà dello stare in forma dipendono dal fatto che “farsi i ca**i propri” sia estremamente semplice a dirsi e al tempo stesso estremamente complesso a farsi.