Quante uova puoi mangiare a settimana (e cosa conta davvero oltre al numero)
“Quante uova posso mangiare a settimana?”
Due, quattro, sei, dodici. Se cerchi online, trovi numeri di ogni tipo. C’è chi dice “massimo 2–4”, chi ti tranquillizza con “anche 7–12 vanno bene”, chi riabilita le uova del tutto e chi invece le accusa per ogni problema di colesterolo, cuore e metabolismo.
Il risultato è prevedibile: finisci a contare le uova con più ansia di quanta ne metteresti in una frittata. Ti ritrovi a fare calcoli strani a fine settimana (“oggi sono già a cinque… se mangio quella frittata con gli amici ho rovinato tutto?”), come se il tuo benessere dipendesse da un contatore di uova sul frigorifero.
La realtà è meno teatrale e più utile: non esiste un numero massimo universale di uova valido per tutti. Per molte persone sane, consumare uova regolarmente – anche ogni giorno – può rientrare in un’alimentazione equilibrata. Per altre, soprattutto con rischio cardiovascolare elevato o diabete, dosi e frequenze vanno valutate con il proprio Medico o Nutrizionista, guardando agli esami e non solo alle paure.
La buona notizia è che le uova non sono solo “colesterolo”: sono un pacchetto di nutrienti molto interessante (proteine di qualità, vitamine, colina, carotenoidi). Tagliarle fuori “per sicurezza” spesso significa rinunciare a una fonte proteica pratica, economica e molto versatile, senza risolvere il vero problema: il quadro complessivo di come mangi, ti muovi, dormi.
In questo articolo trovi una mappa pratica per passare da “quante uova sono troppe?” a “come faccio a usare le uova bene, nella mia settimana, senza ansia?”. L’obiettivo non è darti un numero magico, ma aiutarti a:
capire cosa dicono davvero gli studi, senza sensazionalismi;
collocare le uova dentro i tuoi pasti reali (non in una dieta ideale da copertina);
leggere meglio i segnali del tuo corpo e i tuoi esami, insieme al/la Professionista che ti segue.
Per chi è / Non è
Per chi è:
chi è bombardato da messaggi contrastanti su uova e colesterolo e non sa più cosa credere;
chi mangia uova con una certa regolarità (colazioni, frittate, pasti veloci) e ha il dubbio di “esagerare” anche se poi il resto della giornata è piuttosto sobrio;
chi vuole usare le uova come fonte proteica pratica per costruire pasti più sazianti e bilanciati, ma si sente frenata/o da vecchi miti;
chi ha esami tutto sommato nella norma, ma si sente in colpa ogni volta che supera le famose “2–4 uova a settimana” e vorrebbe capire se questo senso di colpa è davvero giustificato;
chi ha bisogno di esempi concreti (colazioni, pranzi veloci, cene “salva tempo”) per trasformare le uova da nemiche a alleate.
Non è per chi:
cerca indicazioni personalizzate da sostituire al parere del proprio Medico o Nutrizionista, soprattutto se ha patologie importanti in corso;
vuole una regola rigida “3 uova per tutti per sempre” da applicare senza guardare esami, storia clinica, stile di vita e il resto di quello che mangia;
è in condizioni cliniche complesse (ipercolesterolemia familiare, malattie cardiovascolari avanzate, patologie epatiche gravi, ecc.) e ha ricevuto indicazioni molto specifiche dal proprio team sanitario;
spera di usare le uova come unico strumento “miracoloso” per dimagrire o “pulire il colesterolo”, senza toccare nient’altro.
Se sei in questo ultimo gruppo, puoi comunque leggere l’articolo per avere criteri migliori, ma le scelte pratiche sul tuo piatto vanno concordate con chi segue la tua salute. Qui trovi una cornice, non una terapia.
In breve: cosa trovi qui
Se vuoi la versione compatta prima di entrare nei dettagli, è questa:
Non esiste un numero massimo universale di uova a settimana: contano il contesto, gli esami e l’alimentazione complessiva, non solo il totale settimanale.
Per molte persone sane, fino a 1 uovo al giorno rientra in un’alimentazione equilibrata, senza aumento documentato di rischio cardiovascolare negli studi disponibili.
Il colesterolo delle uova ha meno impatto sul colesterolo nel sangue rispetto a grassi saturi/trans e stile di vita (peso, fumo, movimento, sonno, stress cronico).
Le uova sono una fonte proteica eccellente: proteine ad alto valore biologico, colina, vitamina B12, luteina e zeaxantina, con un profilo di nutrienti più interessante di molti prodotti ultra-processati a base di carne.
Ci sono situazioni particolari (diabete tipo 2, rischio cardiovascolare molto alto, familiarità importante, condizioni genetiche) in cui dosi e frequenza vanno discusse con il/la Professionista.
Trovi indicazioni pratiche per decidere il ruolo delle uova nella tua settimana, abbinarle meglio, scegliere cotture quotidiane sensate e capire se è il caso di confrontarti con il tuo Medico o Nutrizionista.
Se questo riassunto ti risuona, nel resto dell’articolo trovi princìpi, protocolli e segnali per usare le uova come alleate, non come fonte di ansia o come “nemiche del colesterolo” per definizione.
Princìpi: oltre il “numero massimo”
1. Non esiste il “numero magico” uguale per tutti
L’idea che esista un numero perfetto di uova per tutte le persone – per esempio “massimo 2 a settimana, sempre, comunque, per chiunque” – è comoda ma fuorviante.
Gli studi osservazionali che hanno cercato di collegare quante uova mangi a settimana con infarto, ictus o diabete hanno trovato risultati non sempre sovrapponibili. In alcuni Paesi non si vede alcun aumento di rischio fino a consumi intorno a 1 uovo al giorno. In altri contesti, soprattutto con diete complessivamente più ricche di grassi saturi e prodotti industriali, alcuni sottogruppi – per esempio persone con diabete – sembrano avere un rischio un po’ più alto con consumi molto elevati.
In più, chi mangia molte uova spesso ha altre abitudini alimentari e di vita che contano: più cibi fritti, più carni lavorate, meno verdure, meno movimento, più fumo. Separare il ruolo della singola uova da tutto il resto non è banale: se una persona fa colazione ogni giorno con uova, bacon, formaggi fusi, bibite zuccherate e si muove pochissimo, non è l’uovo l’unico imputato.
Per questo ha più senso ragionare in fasce che in numeri fissi, e considerare il tuo quadro personale invece di cercare la formula valida per tutta l’umanità. Un conto è inserire 4–6 uova in una settimana piena di verdure, legumi, cereali integrali e movimento; un conto è aggiungere 10 uova a una dieta già molto carica di salumi, fritti, dolci e sedentarietà.
2. Colesterolo alimentare ≠ colesterolo nel sangue (per la maggior parte delle persone)
Per anni il messaggio è stato: “Il colesterolo fa male, le uova sono piene di colesterolo, quindi le uova fanno male”. Le cose sono un po’ più sfumate, e la ricerca degli ultimi decenni ha rimesso in discussione questa equazione lineare.
Oggi sappiamo che:
il colesterolo che mangi ha un impatto più limitato sul colesterolo nel sangue rispetto a quanto si pensava in passato;
per molte persone, il corpo adatta l’assorbimento e la produzione interna di colesterolo quando l’introito alimentare aumenta, aumentando l’eliminazione o riducendo la sintesi endogena;
grassi saturi (salumi, formaggi molto grassi, burro, alcuni prodotti industriali) e grassi trans hanno un impatto più consistente sui livelli di colesterolo LDL rispetto al colesterolo delle uova;
i pattern alimentari nel complesso e lo stile di vita (peso, movimento, fumo, sonno, stress) pesano moltissimo sul rischio cardiovascolare.
Questo non significa che il colesterolo alimentare sia “irrilevante” per tutti, ma che il contesto conta più del singolo uovo. In molte linee guida recenti il limite rigido sui milligrammi di colesterolo al giorno è stato abbandonato proprio per questo motivo: più che inseguire il numero perfetto di milligrammi, è utile guardare a come mangi nel complesso.
3. Le uova sono un “pacchetto nutrienti”, non solo colesterolo
Quando pensi alle uova, potresti visualizzare solo il tuorlo “giallo colesterolo”. In realtà un uovo intero porta con sé un pacchetto di nutrienti difficile da trovare in così poco volume.
In un uovo medio trovi:
proteine ad alto valore biologico, con tutti gli amminoacidi essenziali in proporzioni favorevoli, utile sia per chi vuole mantenere massa magra sia per chi vuole dimagrire senza “mangiarsi i muscoli”;
colina, importante per cervello, sistema nervoso e metabolismo di lipidi e omocisteina; un nutriente di cui molte persone non raggiungono le quantità raccomandate;
vitamina B12, folati e altre vitamine del gruppo B, fondamentali per sistema nervoso, produzione di globuli rossi e metabolismo energetico;
in alcune uova, un contributo interessante di vitamina D (dipende dal tipo di allevamento e alimentazione delle galline), che resta comunque un nutriente critico per molte persone;
luteina e zeaxantina, carotenoidi associati alla salute degli occhi e, più in generale, a una protezione antiossidante;
una quota di grassi insaturi assieme ai grassi saturi.
Sono tutti motivi per cui ha poco senso “buttare il tuorlo” per paura del colesterolo e poi magari integrare singolarmente colina, vitamina D o altri nutrienti. Piuttosto ha senso usare l’uovo intero come fonte proteica e gestire il resto dei grassi saturi della giornata in modo più strategico (riducendo salumi e formaggi molto grassi, per esempio).
4. Cosa conta davvero per cuore e metabolismo
Quando si parla di colesterolo, spesso le uova finiscono sul banco degli imputati, ma in molti casi sono testimone e non colpevole principale.
Per il cuore e il sistema cardiovascolare, il quadro che emerge dalla letteratura è che contano molto:
l’insieme dei grassi saturi e trans che mangi (salumi, formaggi stagionati, burro, fritti, prodotti da forno industriali);
la quantità di fibre che inserisci ogni giorno (cereali integrali, legumi, verdure, frutta);
il peso corporeo e dove accumuli il grasso (specie a livello addominale);
il livello di attività fisica e il tempo che passi seduta/o;
il fumo, la qualità del sonno, lo stress cronico.
Dentro questo scenario, le uova sono spesso un tassello minore. Ci sono situazioni in cui ha senso ragionare più nel dettaglio anche sul loro numero, ma raramente sono l’unico problema.
Questo non significa che “allora le uova sono sempre innocenti”, ma che ha poco senso demonizzarle se nello stesso tempo:
fumi,
ti muovi pochissimo,
mangi molti grassi saturi e pochi vegetali,
dormi male da anni e gestisci lo stress solo stringendo i denti.
È più utile vedere le uova come uno strumento: puoi usarlo bene o male, a seconda del contesto in cui le inserisci.
5. Situazioni in cui serve più prudenza
Ci sono comunque contesti in cui dosi e frequenza di consumo delle uova vanno valutate con più attenzione, e non solo “a sensazione”:
diabete tipo 2 e sindrome metabolica;
rischio cardiovascolare molto alto (più fattori di rischio insieme, eventi cardiovascolari pregressi);
ipercolesterolemia familiare o alterazioni genetiche del metabolismo dei lipidi;
presenza di altri fattori importanti come fumo, ipertensione scarsamente controllata, obesità addominale marcata.
In alcuni studi condotti soprattutto in coorti statunitensi, consumi molto elevati di uova si sono associati a un rischio un po’ più alto di diabete o malattia cardiovascolare in sottogruppi specifici. Il messaggio non è “se hai diabete devi eliminare le uova per sempre”, ma che qui è ancora più importante:
guardare alla dieta complessiva e non solo alle uova;
monitorare nel tempo esami come colesterolo, trigliceridi, glicemia, HbA1c;
decidere con il tuo Medico o Nutrizionista se, quanto e come le uova entrano nel tuo schema alimentare (per esempio concentrandole in alcuni pasti strutturati, riducendo altre fonti di colesterolo e grassi saturi).
6. Qualità, provenienza e cottura fanno la differenza
Oltre alla quantità, conta come scegli e cucini le uova. Sono dettagli che, ripetuti negli anni, sommano.
Alcuni criteri pratici:
Freschezza: un uovo freschissimo ha tuorlo bombato, albume denso e compatto. Man mano che passa il tempo, l’albume si allarga e il tuorlo si abbassa. Un uovo molto vecchio ha spesso odore e consistenza sospette già alla rottura.
Test dell’acqua: un uovo fresco tende a stare sul fondo del bicchiere/ciotola; se galleggia molto, è segno che ha perso acqua e ha più aria all’interno → meglio non usarlo, soprattutto a crudo.
Codice sul guscio: il primo numero indica il tipo di allevamento (0 biologico, 1 all’aperto, 2 a terra, 3 in gabbia). Il resto del codice identifica Paese e allevamento. Non è l’unico indicatore di qualità, ma è un’informazione utile per scegliere in modo più consapevole.
Cottura: uova alla coque, in camicia, strapazzate con delicatezza, frittate al forno… sono tutte opzioni valide. Gli estremi sono da evitare soprattutto per gusto e qualità: uova crude in condizioni igieniche discutibili (rischio microbiologico maggiore) e uova stracotte con alone verde-grigio intorno al tuorlo (non tossiche, ma poco invitanti e con proteine più “stressate”).
Anche qui non serve farti ossessionare, ma alcune scelte ripetute tante volte fanno la differenza. Una colazione con uova alla coque, pane integrale e frutta non è la stessa cosa di una “colazione all’americana” quotidiana piena di grassi saturi e zuccheri.
Cosa dicono le evidenze (in parole semplici)
Senza trasformare l’articolo in una review tecnica, possiamo riassumere così alcuni punti chiave della letteratura su uova, colesterolo e rischio cardiovascolare/metabolico.
Colesterolo alimentare e linee guida
Per anni le linee guida hanno suggerito di limitare il colesterolo alimentare a 300 mg/die, creando un collegamento molto diretto fra “cibi ricchi di colesterolo” e “rischio”. Rapporti più recenti hanno ridimensionato questo approccio, sottolineando che è più sensato concentrarsi su pattern alimentari e qualità dei grassi che sul conteggio millimetrico del colesterolo introdotto. Il messaggio si è spostato da “conta i milligrammi di colesterolo” a “guarda cosa mangi nel complesso”.Uova e rischio cardiovascolare nella popolazione generale
Diverse meta-analisi e grandi studi prospettici indicano che, nelle persone senza patologie particolari, un consumo moderato di uova (fino a circa un uovo al giorno) non si associa a un aumento netto del rischio di infarto o ictus. In alcuni lavori, consumi regolari si associano addirittura a un rischio leggermente più basso di ictus o a profili di rischio sovrapponibili a chi ne mangia meno. Questo non significa che “più uova è sempre meglio”, ma che il quadro è più neutro di quanto ci si aspetterebbe se le uova fossero davvero “veleno puro per il cuore”.Uova e diabete
Alcuni studi condotti soprattutto negli Stati Uniti hanno osservato un rischio moderatamente più alto di diabete tipo 2 con consumi molto elevati di uova, spesso in contesti alimentari già poco favorevoli. In altri Paesi, con stili alimentari diversi, questa associazione non è emersa con la stessa forza. Anche qui, lo stile alimentare complessivo (più o meno ricco di cibi ultra-processati, zuccheri, grassi saturi) sembra pesare molto.Effetti su colesterolo HDL, LDL e trigliceridi
Studi più piccoli e controllati suggeriscono che, in molti casi, l’aumento di colesterolo totale e LDL con un maggior consumo di uova è modesto e accompagnato da un aumento di HDL (“colesterolo buono”), con profili complessivi non necessariamente peggiori. In alcune condizioni (per esempio in presenza di sovrappeso o sindrome metabolica) è l’insieme della dieta – non solo le uova – a determinare il risultato. Per alcune persone “iper-responder”, l’aumento può essere più marcato: anche per questo è utile monitorare gli esami nel tempo.Benefici extra
Le uova possono contribuire a una migliore sazietà, soprattutto se usate al posto di colazioni o pasti basati solo su zuccheri o cereali raffinati. Possono aiutare ad aumentare l’apporto di colina e carotenoidi, nutrienti interessanti anche per cervello e occhi. Inserite in un contesto equilibrato, non sono solo “tollerate”: possono avere un ruolo positivo nella qualità generale della dieta.
In sintesi: nella maggior parte delle persone sane, le uova possono stare tranquillamente in un’alimentazione varia, con un’attenzione sensata a quantità, abbinamenti e contesto. Il ragionamento cambia quando entrano in gioco patologie specifiche e rischio cardiovascolare alto, dove la parola finale spetta al team sanitario che conosce la tua storia e i tuoi esami.
Protocolli: come usare le uova nella vita reale
1. Decidi il ruolo delle uova nella tua settimana
Invece di chiederti “quante uova sono concesse”, prova a chiederti: che ruolo hanno le uova nella mia alimentazione? Sono un jolly che usi ogni tanto, uno dei pilastri delle tue colazioni, un aiuto per i pranzi veloci, o una presenza quotidiana in più pasti?
Puoi ragionare per fasce pratiche, non per numeri scolpiti nella pietra:
0–2 uova a settimana
Consumo saltuario. Probabilmente le uova non sono un tema centrale per te, e non c’è alcuna urgenza di limitarle ulteriormente. Se ti trovi bene, puoi anche decidere di usarle un po’ di più per rendere alcuni pasti più sazianti.2–4 uova a settimana
Fascia molto comune, spesso citata anche dalle linee guida. Per molte persone sane, è un livello che rientra serenamente in un’alimentazione varia. In questa fascia spesso le uova compaiono 1–2 volte come secondi o in qualche colazione più strutturata.4–7 uova a settimana
Può essere assolutamente compatibile con una buona salute metabolica se il resto della dieta è bilanciato (buona quota di vegetali, pochi grassi trans, stile di vita attivo, poco fumo o nulla). In pratica, significa semplicemente che le uova sono uno dei capisaldi proteici dei tuoi pasti.Più di 7 uova a settimana
Non è automaticamente “troppo”, ma qui diventa ancora più importante:guardare ai tuoi esami (colesterolo totale, LDL, HDL, trigliceridi, glicemia, HbA1c),
considerare se hai diabete, sindrome metabolica, familiarità forte per infarto/ictus o altri fattori di rischio importanti,
discutere la cosa con il tuo Medico o Nutrizionista, per capire se ha senso mantenere questi livelli o ricalibrarli.
L’idea è semplice: usa le fasce come bussola, non come tribunale. Se sei in una fascia medio-alta e i tuoi esami vanno bene, non hai sintomi particolari e il resto della dieta è curate, potrebbe andare benissimo così. Se sei in una fascia alta e gli esami spesso sono fuori range, può valere la pena rivedere il quadro.
2. Usa le uova come fonte proteica, non come extra a caso
Le uova hanno senso se le consideri come una delle fonti proteiche della tua giornata, non come “aggiunta” sopra tutto il resto.
Qualche esempio concreto:
colazione con 2 uova strapazzate + pane integrale + frutta → vera colazione proteica, più sazia rispetto a biscotti e caffè al volo;
pranzo veloce con frittata al forno + verdure + una fonte di carboidrati (pane, patate, cereali) → pasto equilibrato che puoi preparare in anticipo;
cena “salva tempo” con uova al tegamino + contorno abbondante + una quota di carboidrati → soluzione dignitosa quando rientri tardi e non hai voglia di cucinare.
Se invece ti ritrovi a usare le uova oltre a salumi, formaggi molto grassi, fritti e carni lavorate nello stesso pasto o nella stessa giornata, il problema non sono le uova in sé ma il totale di grassi saturi e di cibi ultra-processati. In quel caso il passo utile non è togliere per forza le uova, ma capire quali altri mattoni proteici hanno più senso ridurre.
3. Abbinale in modo furbo
Non conta solo cosa mangi, ma con cosa lo mangi.
Esempio estremo:
uova + pancetta + burro + pane bianco + nessuna verdura = mix molto ricco di grassi saturi e sale, povero di fibre e micronutrienti;
uova + verdure (crude o cotte) + olio extravergine + pane integrale o patate = profilo di grassi diverso, più fibre, più micronutrienti, più sazietà sostenibile.
Stesso numero di uova, impatto diverso.
Puoi usare alcune regole semplici:
ogni volta che aggiungi le uova, chiediti che quota di vegetali puoi portare nel piatto;
prova a sostituire, non solo ad aggiungere: uova al posto di un salume o di un formaggio molto grasso, non oltre;
se un pasto con le uova ti sembra “pesante”, prova prima a cambiare contorno e abbinamenti, non per forza il numero di uova.
4. Scegli cotture quotidiane “amichevoli”
Non è obbligatorio fare solo albume in padella antiaderente per stare bene. Anzi, spesso è più sostenibile inserire le uova in ricette che ti piacciono davvero, purché non siano sempre quelle più pesanti.
Esempi di cotture quotidiane sensate:
alla coque: tuorlo morbido, albume cotto → ottima opzione da colazione o brunch;
occhio di bue o al tegamino, con poco olio e attenzione a non carbonizzare i bordi → un classico che può restare nel menu con qualche accortezza;
strapazzate a fuoco dolce, magari con verdure saltate velocemente;
frittata al forno con verdure, usando poco olio nel complesso della ricetta e tagliandola a fette per più pasti.
Il punto non è demonizzare la frittata in padella della domenica o l’uovo in camicia su un buon piatto, ma guardare a quello che fai tutti i giorni. Le scelte quotidiane pesano di più dei piatti speciali.
5. Piccolo kit di pasti-tipo
Per concretizzare, ecco qualche idea che puoi adattare al tuo contesto:
Colazione: 2 uova strapazzate con spinaci o altre verdure + 1–2 fette di pane integrale + frutta → colazione completa, con buona sazietà fino a metà mattina.
Pranzo veloce: frittata al forno con zucchine e cipolla + insalata di legumi + una fetta di pane → soluzione pratica anche da portare al lavoro.
Cena “rientro tardi”: uova al tegamino + insalata mista abbondante + patate lesse o al forno → piatto che richiede pochi minuti, ma che non è improvvisato.
Pasto di recupero post-allenamento: omelette con verdure e una quota di carboidrati semplici (pane, tortilla, patate) → una delle tante opzioni possibili per rientrare nei macronutrienti della giornata.
Non è obbligatorio usare sempre le uova: l’idea è inserirle come uno dei mattoni che ruotano con pesce, carne, legumi, formaggi freschi, tofu, ecc. Il valore sta anche nella varietà.
Segnali da osservare (e quando fermarsi)
Segnali positivi
Ti senti più sazia/o quando inserisci le uova nei pasti, e arrivi con meno “fame d’aria” al pasto successivo rispetto a prima.
La digestione è complessivamente buona: niente sensazioni di pesantezza persistente, nausea ricorrente o fastidi specifici legati al consumo di uova.
Nel tempo, i tuoi esami (colesterolo, trigliceridi, glicemia) restano stabili o migliorano, all’interno di un lavoro globale sullo stile di vita (alimentazione, movimento, sonno, gestione dello stress).
Ti senti più libera/o di usare le uova senza ansia, ma anche più consapevole di quando ha senso “spostare” le scelte verso altre fonti proteiche.
Segnali da tenere d’occhio
Ogni volta che mangi uova hai una digestione difficile, molta pesantezza o sintomi fastidiosi (gonfiore marcato, dolore addominale, nausea che ritorna spesso).
Dopo aver aumentato di molto il consumo di uova, noti peggioramenti importanti e ripetuti negli esami del sangue, senza altre spiegazioni plausibili (stesso stile di vita, stessa alimentazione per il resto).
Hai la sensazione di usare le uova come “scusa proteica” per tenere in piedi abitudini poco utili (salumi frequenti, formaggi molto grassi quotidiani, fritti continui) invece che per migliorare davvero la qualità dei pasti.
In questi casi, non è detto che la colpa sia solo delle uova, ma vale la pena fermarsi, osservare e ribilanciare. A volte basta rivedere abbinamenti, cotture e quantità complessive di grassi saturi; altre volte ha senso fare un controllo in più con il tuo Medico o Nutrizionista.
Red flag / Quando confrontarti con un Professionista
Ci sono situazioni in cui il fai-da-te non basta e serve coinvolgere il tuo Medico, il tuo Nutrizionista o un altro Professionista di riferimento:
ti è stata diagnosticata ipercolesterolemia familiare o sospetti una forma genetica importante per familiarità e valori molto alti;
hai diabete tipo 2, sindrome metabolica o diversi fattori di rischio cardiovascolare insieme (ipertensione, fumo, obesità addominale, insufficiente controllo pressorio…);
hai una storia personale di infarto, ictus o altre patologie cardiovascolari rilevanti;
sospetti una allergia o intolleranza alle uova (rash cutanei, prurito, sintomi respiratori, disturbi importanti subito dopo il consumo);
hai esami che peggiorano in modo marcato e ripetuto da quando hai iniziato a usare molte più uova, pur non avendo cambiato molto altro.
In questi casi, l’obiettivo non è “togliere le uova per paura” o “insistere a mangiarle per principio”, ma decidere insieme al team sanitario che ruolo possono avere nel tuo schema alimentare, se e come modularne la frequenza, con quali sostituzioni e con quali controlli periodici.
FAQ Uova e colesterolo
Posso mangiare uova tutti i giorni se sono in salute?
Se non hai patologie particolari e il resto della tua alimentazione è bilanciato, per molte persone sane fino a 1 uovo al giorno può rientrare in un quadro di buona salute. Il punto non è tanto il singolo uovo quotidiano, quanto cosa succede nel complesso: qualità della dieta, esami, stile di vita. Se hai dubbi, puoi parlarne con il tuo Medico o Nutrizionista portando anche questo tipo di informazioni e guardando i tuoi esami nel tempo.
Quante uova posso mangiare se ho il colesterolo alto?
Qui la risposta dipende molto da perché hai il colesterolo alto, da quanto è alto, da come mangi nel complesso e se ci sono altri fattori di rischio. In alcuni casi, una quota moderata di uova può restare, aggiustando il resto della dieta (riducendo salumi, formaggi molto grassi, dolci, fritture); in altri, può essere utile ridurre il consumo o concentrarlo in alcuni giorni, almeno per un periodo. Il passo sensato è parlarne con il tuo Medico o Nutrizionista, portando gli esami aggiornati e una fotografia sincera di come mangi davvero.
Le uova fanno aumentare il colesterolo più di formaggi e salumi?
Non necessariamente. Molti formaggi stagionati, salumi e prodotti industriali ricchi di grassi saturi e trans hanno un impatto più consistente sui livelli di colesterolo LDL rispetto al colesterolo delle uova. Non significa che puoi mangiare uova senza alcun limite, ma che ha più senso guardare prima al pacchetto complessivo di grassi saturi e alla qualità dei cibi che mangi ogni settimana. Se la tua giornata tipo è già piena di grassi saturi da altre fonti, le uova diventano solo un pezzo di un puzzle da rivedere.
Meglio evitare il tuorlo se voglio dimagrire?
Il tuorlo contiene colesterolo e grassi, ma anche la maggior parte dei nutrienti interessanti dell’uovo (colina, vitamine, carotenoidi). Se l’obiettivo è dimagrire, la chiave è la gestione dell’equilibrio energetico e della qualità generale dell’alimentazione, non “buttare il tuorlo per principio”. In alcuni casi si può giocare con più albume e meno tuorli per aumentare la quota proteica con meno energia, ma non serve demonizzare il tuorlo. Ha più senso chiederti se nel resto della giornata ci sono calorie “vuote” che puoi ridurre.
Le uova fanno male al fegato?
Nel linguaggio comune si sente spesso “le uova fanno male al fegato”. In realtà, nelle persone senza patologie specifiche, le uova non sono automaticamente un problema per il fegato. Se hai già una malattia epatica o esami alterati, è importante confrontarti con il tuo Medico o Nutrizionista per capire quante uova hanno senso nel tuo caso e con quali cotture. In assenza di patologie note, il problema per il fegato è più spesso un insieme di alcol, eccesso di energia, sedentarietà e dieta povera di vegetali che non le uova in sé.
Quante uova può mangiare un bambino o una bambina?
Dipende da età, appetito, resto della dieta e eventuali indicazioni del/la Pediatra. In generale, le uova possono essere una buona fonte di proteine e nutrienti anche per bambine e bambini, inserite in un’alimentazione varia che comprende anche legumi, pesce, carne, latticini e cereali. In caso di allergie già note o dubbi specifici, la figura di riferimento resta il/la Pediatra, che può indicare quantità e frequenza adeguate.
Meglio scegliere sempre uova biologiche?
Le uova biologiche (codice 0) rispondono a determinati standard di allevamento e alimentazione delle galline. Non è obbligatorio sceglierle sempre, ma se puoi permettertele e ti fa stare meglio, è una scelta sensata. Puoi anche dare priorità, quando possibile, ad allevamenti con standard migliori (0 o 1) rispetto alle uova da allevamento in gabbia. Al di là dell’etichetta, resta importante controllare freschezza, conservazione e usare una buona igiene in cucina.
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