Effetti ritardati dell'allenamento

Quando si parla di allenamento si pensa troppo spesso a quanto si sta facendo per ottenere un certo risultato, poco spesso si pensa a quanto è stato fatto che contribuisce a dare quel risultato.

In questo Fitness Tip vogliamo fornire la modalità utile per “mettere tutto insieme” - non essendo realmente possibile tenere traccia in modo preciso degli effetti dell’allenamento che sono, come da titolo, spesso determinato in modo “ritardato”.

In linea generale, l’allenamento continuerà a mostrare i suoi effetti per un tempo più o meno simile all’impegno precedente (posto resti comunque uno “stimolo minimo di base”).

Un po’ di nozioni tecniche

Questo concetto rientra nel concetto di Long-term Delayed Training Effect (LDTE), ovvero gli effetti dell’allenamento a lungo termine. (Approfondimento: Periodization Strategies.) Il grafico semplificato è questo:

A e B sono fasi di allenamento che puntano su capacità diverse (esempio: A→forza, B→esplosività).

Quando uno fa A (forza), la performance aumenta, ma “non si vede”, perché è coperta dall’affaticamento che progressivamente si crea; quando uno fa B (esplosività), “vede” A perché l’affaticamento all’allenamento di forza si riduce e ora la performance può rivelarsi.

Periodizzazione in brevissimo

Questo è alla base della periodizzazione per prepararsi a una gara o una competizione o un evento (tangenzialmente, non vale solo per l’allenamento fisico, ma in generale rientra in un più ampio concetto di “periodizzazione dell’adattamento”; anche neurale, per intenderci; se uno studia o si prepara per qualcosa di più “cognitivo”, valgono dinamiche simili):

  • Periodo di condizionamento: si inizia a rodare

  • Periodo di sovraccarico/accumulazione: si forniscono stimoli “un po’ più” elevati di quello che il corpo riesce a supportare per il periodo; in questo modo, si crea un “buco” in termini di affatticamento

  • Periodo di trasformazione: si forniscono stimoli differenti, che permettono di mantenere l’affinità coi movimenti e con l’espressione di potenza/destrezza/altra capacità che si vuole allenare

  • Periodo di scarico e picco: si allenta tutto permettendo all’organismo di rigenerarsi, uscire fuori dalla condizione di “sovra-affaticamento” e mostrare finalmente la performance sviluppata nel periodo di accumulazione.

Automodulazione e autoconsapevolezza

Sapere che l’allenamento produce effetti a distanza è importante per non cadere nell’errore di considerare gli effetti di uno specifico allenamento.

Capita sovente, ad esempio, che si passa dall’allenarsi “troppo” all’allenarsi “poco” e che questo porti a buoni risultati: si pensa a quel punto che sia l’“allenarsi poco” a produrre risultati, ma non è così. Sono (anche) gli effetti del “troppo” fatto in precedenza, che come visto nella parte più tecnica di sopra, ora hanno modo di essere mostrati (c’è meno affaticamento).

È chiaro che la risposta dell’organismo allo stimolo allenante sia decisamente complessa e pensare di “controllarla” con numeri precisi è un’illusione. L’automodulazione è sempre vincente se si parla di contesti in cui “non si vive per lo sport” (e.g. atleta professionista che si dedica solo a quello perché è il suo mestiere).

Questo perché, non essendo possibile “fermare” (controllare) tutte le variabili come potrebbe fare uno sportivo professionista (la sua vita ruota intorno al suo sport, quindi la sua vita è abbastanza “stimolo costante” e in questo modo la periodizzazione per lui diventa molto più calcolabile.), la periodizzazione per contesti di vita quotidiana può venire fuori in maniera naturale coltivando consapevolezza.

Questa parola — consapevolezza — è molto abusata, ma non deve spaventare: si tratta di smettere di pensare a cosa dicono i “numeri” fuori dal proprio corpo, e concentrarsi sui segnali che invia il proprio corpo e che si riflettono in cose tangibili. Ad esempio, fare allenamento valutando i punti in cui rallentiamo o esprimiamo meno forza o ci affatichiamo prima, permette di sviluppare la consapevolezza necessaria che include, tra gli stimoli che agiscono sul nostro corpo, oltre all’allenamento, anche tutto ciò che non è strettamente calcolabile: stress lavorativi, famigliari, stanchezza psicologica, e via così).

Nelle varie guide / programmi per l’allenamento di Oukside — HIIT, Bodyweight Training, Allenamento Pesi, viene spesso usato il concetto dell’automodulazione, in affiancamento a schemi più precisi, per costruire dei riferimenti mentali che permettono di sviluppare nel tempo quella consapevolezza.

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Gabriele Lombardini

Con un approccio all’allenamento che unisce Tecnica e Filosofia, crea programmi basati sull’unicità e la personalità di ognuno.

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