Amenorrea ipotalamica: quando il ciclo si ferma fra dieta, stress e allenamento
Ti alleni con costanza, tieni d’occhio quello che mangi, cerchi di “fare tutto bene”. A un certo punto, però, il ciclo si fa attendere. Prima qualche ritardo, poi mesi interi senza mestruazioni.
Da fuori potresti persino ricevere complimenti per la forma fisica. Dentro, invece, qualcosa non torna: ti senti più stanca, più rigida con il cibo, più incastrata nel pensiero “se rallento ingrasso”. E intanto il ciclo resta un grande assente.
Questa guida non serve a farti autodiagnosticare una patologia né a sostituire il lavoro con Ginecologo, Endocrinologo o il team che ti segue. Serve a leggere l’amenorrea ipotalamica come segnale, capire quando è il caso di muoverti, e arrivare alle visite con le idee più chiare su cosa sta succedendo fra energia, allenamento e stress.
Per chi è / Non è
Per chi è
Per te che hai perso il ciclo per almeno 3 mesi o hai cicli molto distanziati, in un periodo in cui hai cambiato dieta, allenamento o livello di stress.
Per chi si allena in modo intenso (palestra, corsa, sport estetici o di endurance) e ha iniziato a fare fatica a vedere il ciclo come qualcosa di “normale”.
Per chi è in percorso di dimagrimento o ricomposizione corporea e non vuole pagare il conto in salute ormonale, ossa e umore.
Per le persone che vogliono arrivare dal Professionista con domande migliori, invece che con solo “mi ridia il ciclo, per favore”.
Per chi non è
Per chi non ha mai avuto mestruazioni (amenorrea primaria): qui servono percorsi diagnostici specifici.
Per chi ha sanguinamenti anomali, dolore pelvico importante, sintomi acuti: in questi casi la priorità è parlare subito con il Medico o con il Pronto Soccorso dove vivi.
Per chi ha già una diagnosi complessa (endometriosi, patologie autoimmuni, tumori, ecc.): questa guida può aiutare a capire il quadro energetico e di stress, ma non sostituisce in alcun modo i piani concordati con il tuo team.
In breve
L’amenorrea ipotalamica funzionale è una delle cause più frequenti di amenorrea secondaria in donne giovani: il ciclo si ferma non per un problema strutturale dell’utero o dell’ovaio, ma perché l’ipotalamo “tira il freno” sull’asse ormonale riproduttivo.
Di solito succede quando si combinano:
energia disponibile troppo bassa (mangi poco rispetto a quanto consumi);
allenamento o movimento molto impegnativi, senza recupero adeguato;
stress psicologico e ambientale alto e prolungato.
Nel breve periodo il corpo “sceglie” di investire energia sulle funzioni vitali (sopravvivenza) invece che sulla riproduzione. Nel medio-lungo periodo, però, questa situazione di ipoestrogenismo può avere conseguenze su ossa, salute cardiovascolare, umore, fertilità.
Questa guida ti aiuta a:
leggere il ciclo come vital sign, non come dettaglio opzionale;
capire come energia, allenamento e stress possono aver contribuito all’amenorrea;
arrivare dal Professionista con segnali, dati e domande più precise;
iniziare a ragionare su leve pratiche di cambiamento, sempre da integrare con chi ti segue.
Princìpi
1. Il ciclo mestruale è un segnale di salute, non solo “una scocciatura”
Il ciclo è una sorta di report mensile su come sta funzionando l’asse ipotalamo–ipofisi–ovaio, ma anche su come energia, stress e sonno si incastrano nella tua vita.
La letteratura considera il ciclo un vero e proprio segno vitale: cambiamenti importanti (cicli che si allungano oltre i 45 giorni, assenza di ciclo per 3 mesi o più in chi era regolare) meritano attenzione, non solo per la fertilità, ma per la salute generale.
2. “Ipotalamica” significa funzionale e reversibile, ma non banale
Si parla di amenorrea ipotalamica funzionale quando:
il ciclo si ferma per almeno 3 mesi in chi mestruava regolarmente;
non ci sono cause organiche evidenti (gravidanza, patologie strutturali, problemi tiroidei importanti, insufficienza ovarica, ecc.);
il blocco nasce da stress, restrizione energetica, esercizio fisico e/o eventi emotivi intensi.
“Funzionale” non vuol dire “irrilevante”: vuol dire che l’assetto ormonale è potenzialmente reversibile correggendo i fattori di contesto. Ma nel frattempo, estrogeni bassi possono impattare ossa, apparato cardiovascolare, umore.
3. Le tre leve chiave: energia, allenamento, stress
Gli studi convergono su tre grandi fattori che, spesso insieme, mandano in tilt l’asse riproduttivo:
Energia disponibile: mangi troppo poco rispetto a quanto consumi. Lo stesso peso sulla bilancia può nascondere una cronica “bolletta energetica” in rosso.
Allenamento e movimento: aumenti volume, intensità o frequenza di allenamenti (o di lavoro fisico) senza aumentare energia, sonno e recupero.
Stress psicologico: periodi di forte pressione emotiva, controllo rigido su corpo e prestazioni, perfezionismo, vissuti traumatici.
Spesso non è “una sola cosa” ma la somma: dimagrimento rapido, aumento di allenamento, carico mentale e sonno scarso che si accumulano nel tempo.
4. Non è solo una questione di peso sulla bilancia
Molte persone con amenorrea ipotalamica hanno un BMI considerato “normale”. Il problema non è soltanto quanto pesi, ma come ci sei arrivata e come stai mantenendo quel peso.
se per restare lì devi costantemente mangiare poco e muoverti molto, la tua energia disponibile potrebbe essere troppo bassa;
puoi avere un peso “ok” ma ossa fragili, sonno scarso, ciclo assente.
Ridurre tutto a “sei troppo magra” o “sei ancora troppo pesante” è un modo molto povero di leggere un sistema complesso.
5. Amenorrea ipotalamica, Triade dell’atleta e RED-S
Nelle sportive – anche non professioniste – l’amenorrea ipotalamica spesso si inserisce in quadri descritti come Triade dell’atleta e Relative Energy Deficiency in Sport (RED-S):
Triade dell’atleta: bassa energia disponibile, disfunzioni mestruali, ridotta densità minerale ossea.
RED-S: quadro più ampio in cui la bassa energia impatta non solo ciclo e ossa, ma anche immunità, performance, umore, metabolismo.
Non serve essere un’atleta olimpica: lo stesso schema può comparire in chi fa tanta attività in palestra, corre molto o accumula ore di movimento in un corpo già sotto-fuelled.
6. È reversibile, ma il tempo conta
Una buona notizia: nella maggior parte dei casi l’amenorrea ipotalamica è reversibile lavorando su energia, allenamento e stress con un team dedicato.
Meno buona: più a lungo resti in ipoestrogenismo, più aumentano i rischi per ossa, apparato cardiovascolare e salute mentale.
Il senso non è spaventarti, ma darti un messaggio chiaro: non aspettare anni sperando che “prima o poi torni da sola” mentre continui a vivere come se niente fosse. Prima ti muovi con chi ti segue, meglio puoi proteggere il futuro del tuo corpo.
Cosa dicono le evidenze
Una diagnosi di esclusione
Le linee guida internazionali considerano l’amenorrea ipotalamica funzionale una diagnosi di esclusione: prima vanno escluse altre cause di amenorrea (gravidanza, patologie tiroidee, iperprolattinemia, insufficienza ovarica primaria, sindrome dell’ovaio policistico, cause anatomiche, ecc.).
Per questo il percorso standard include:
anamnesi accurata su peso, dieta, esercizio, stress, farmaci, storia mestruale;
visita clinica e ginecologica;
esami del sangue mirati (assetto ormonale, tiroide, prolattina…);
eventuali approfondimenti strumentali, se indicati.
La diagnosi non è mai fai-da-te e non può basarsi su “ho perso il ciclo, quindi è per forza amenorrea ipotalamica”.
Il ruolo di energia disponibile, esercizio e stress
Gli studi mostrano come restrizione calorica, perdita di peso, esercizio intenso e stress psicologico possano ridurre il drive del GnRH ipotalamico, abbassando LH e FSH e portando ad anovulazione e amenorrea.
In pratica:
se l’energia che introduci non è sufficiente per coprire metabolismo di base + movimento + funzioni vitali, il corpo sposta risorse lontano dalla riproduzione;
allenamenti intensi e frequenti senza recupero aumentano lo stress fisiologico e la richiesta energetica;
stress mentali ed emotivi prolungati possono sommare il loro effetto su asse ipotalamo–ipofisi–surrene e riproduttivo.
Il quadro è quello di un organismo che, di fronte a “carestia” e pressione, mette in pausa il ciclo come strategia di risparmio.
Conseguenze a medio-lungo termine
La prolungata carenza di estrogeni in età fertile non riguarda solo il fatto di non avere mestruazioni:
Ossa: aumento del rischio di ridotta densità minerale, osteopenia, osteoporosi e fratture da fragilità, specialmente se l’amenorrea compare in adolescenza o prima dei 30 anni.
Apparato cardiovascolare: profilo di rischio meno favorevole (lipidi, pressione, funzione endoteliale) rispetto a coetanee con ciclo regolare.
Salute mentale: associazioni con ansia, depressione, peggior percezione di sé.
Fertilità: assenza di ovulazione e difficoltà a concepire finché l’asse non viene ripristinato.
Per questo le linee guida insistono su un approccio multidisciplinare che non si limita a “far tornare un po’ di spotting”, ma guarda a salute scheletrica, cardiovascolare, psicologica e riproduttiva.
Interventi: stile di vita prima, terapia quando serve
In molte situazioni il primo passo raccomandato è intervenire su energia, allenamento e stress:
aumentare l’energia disponibile (più introito, meno dispendio, o entrambi);
ridurre intensità/volume di allenamenti e, se serve, inserire fasi di scarico più frequenti;
lavorare su stress e rapporto con cibo, corpo, performance (anche con supporto psicologico dedicato).
Se dopo un periodo adeguato di lavoro su questi aspetti il ciclo non torna o ci sono rischi importanti per ossa e salute generale, entra in gioco la valutazione di terapie ormonali mirate e, quando desiderato, percorsi per la fertilità. Tutto questo, sempre, in mano al team medico.
In pratica: cosa puoi fare tu
1. Riconosci quando è il momento di fermarti e parlarne
Alcuni segnali che meritano attenzione medica precoce:
ciclo assente da 3 mesi o più in chi era regolare, oppure cicli che si allungano oltre i 45 giorni in modo ripetuto;
amenorrea comparsa dopo perdita di peso, cambio drastico di dieta o aumento importante dell’allenamento;
sintomi associati come fratture da stress, dolori ossei, senso di debolezza marcata, capogiri, episodi sincopali, cali importanti della performance.
Se ti riconosci, il primo passo non è “aggiustare la dieta da sola”, ma parlarne con il Professionista di riferimento (Medico di base, Ginecologo, Endocrinologo, Nutrizionista/Clinico e, se/quando serve, Psicoterapeuta).
2. Porta dati, non solo paura
Per aiutare chi ti segue a capire il quadro, può essere utile arrivare alla visita con alcune informazioni raccolte nelle settimane precedenti:
da quanto tempo il ciclo è irregolare o assente, con date approssimative;
come sono cambiati negli ultimi mesi peso, abitudini alimentari, allenamento, sonno, stress lavorativo o personale;
eventuali sintomi associati (stanchezza, calo forza, dolori ossei, sbalzi d’umore, disturbi del sonno);
farmaci o integratori che stai assumendo.
Sono informazioni che spesso non emergono in 5 minuti di visita se non le hai già messe a fuoco.
3. Rivedi energia e allenamento con obiettivi diversi
Dopo la diagnosi, una parte importante del lavoro – da costruire con il tuo team – riguarda come mangi e come ti alleni.
Alcune direzioni tipiche, da adattare al singolo caso:
aumentare progressivamente l’introito energetico, dando spazio a cibi veri e a una distribuzione sensata di carboidrati, proteine e grassi (qui possono aiutarti guide come “The Calorie Project”, “Cosa intendiamo per cibo vero” e “Flessibilità metabolica”);
ridurre per un periodo volume e/o intensità degli allenamenti più tassanti, inserendo più spazio per recupero, sonno e attività a basso impatto;
evitare “correzioni fai-da-te” tipo aumentare ancora cardio o tagliare intere categorie di alimenti per restare allo stesso peso mentre cerchi di far tornare il ciclo.
L’obiettivo non è “il trucco per far tornare il ciclo senza cambiare niente”, ma ricostruire un ambiente interno in cui il corpo non debba scegliere fra sopravvivere e riprodursi.
4. Lavora sul rapporto con corpo, controllo e performance
Spesso l’amenorrea ipotalamica non nasce solo da numeri sbagliati, ma da storie di controllo, perfezionismo e paura di mollare la presa.
Può aiutare:
rivedere le tue aspettative su peso, estetica, prestazione sportiva;
distinguere tra allenarti per stare bene e vivere meglio e allenarti per “meritarti” il cibo o anestetizzare altro;
usare strumenti di gestione dello stress e della fatica che non siano solo “spingere ancora” (qui puoi prendere spunti da guide come “Stress, relax, adapt” e “Gestione di stress e fatica”).
In molti casi, un percorso psicologico specifico fa la differenza nel mantenere il cambiamento nel tempo.
5. Proteggi le ossa e il futuro, non solo il presente
Se l’amenorrea va avanti da tempo, è probabile che il team che ti segue voglia valutare anche la salute delle ossa (per esempio con una densitometria) e, se necessario, integrare con vitamina D, calcio e, in alcuni casi selezionati, terapie ormonali ad hoc.
Anche qui, il punto non è “tappare il buco” per qualche mese, ma prevenire problemi che potrebbero emergere molti anni dopo, quando non collegheresti più quella fase di ciclo assente alla frattura o al dolore che ti ritrovi.
Segnali da osservare (e quando fermarti davvero)
Segnali che stai andando nella direzione giusta
Il ciclo ricompare o inizia a essere meno irregolare (anche con qualche fase di assestamento).
I livelli di energia quotidiana migliorano, ti senti meno “svuotata” e più stabile.
Le performance in allenamento risalgono dopo una fase di aggiustamento.
Ti è più facile mangiare in modo adeguato senza sentirti in colpa ogni volta che aumenti le porzioni.
Il dialogo con chi ti segue è più aperto e basato su dati, non solo sulla richiesta “far tornare il ciclo”.
Segnali che richiedono stop e aiuto immediato
Amenorrea da molti mesi senza alcun percorso medico in corso.
Sintomi importanti: sincopi, capogiri frequenti, palpitazioni, dolore toracico, dispnea, dolore osseo intenso o fratture con traumi minimi.
Calo ponderale rapido e marcato, restrizioni alimentari sempre più rigide, paura intensa di mangiare o di ridurre l’esercizio.
Pensieri autolesivi o quadro depressivo marcato.
In questi casi, la priorità non è gestire l’allenamento o la dieta da sola, ma cercare aiuto medico e psicologico quanto prima.
FAQ “Amenorrea ipotalamica”
Se mi alleno molto e il ciclo sparisce, devo smettere di allenarmi?
Non è detto che tu debba smettere del tutto, ma in molti casi è necessario ridurre per un periodo intensità e volume, rivedere la distribuzione degli allenamenti e aumentare energia e recupero. Il punto è che l’assetto attuale non è sostenibile. La decisione va presa con chi ti segue, tenendo conto della tua situazione clinica, del quadro osseo e degli obiettivi.
Posso avere amenorrea ipotalamica anche con un peso “normale”?
Sì. L’amenorrea ipotalamica riguarda soprattutto energia disponibile, stress e allenamento, non solo il numero sulla bilancia. Puoi avere un BMI nella norma e comunque essere cronicamente sotto-nutrita rispetto a quello che chiedi al tuo corpo.
Quanto tempo ci mette il ciclo a tornare?
Dipende da quanto a lungo è stato assente, da quanta energia riesci a rimettere in circolo, da come si aggiustano allenamento e stress e dalla presenza di altre condizioni associate. In alcune persone il ciclo torna in pochi mesi, in altre richiede più tempo. Qui è fondamentale avere un follow-up con il tuo team per monitorare anche ossa, sintomi e, se serve, aggiustare la terapia.
La pillola che “fa tornare il ciclo” risolve il problema?
La pillola può avere senso per contraccezione o per motivi specifici valutati dal medico, ma non è un indicatore affidabile che il problema sia risolto: spesso genera un sanguinamento da sospensione che non corrisponde a un ciclo spontaneo né a un recupero dell’asse ipotalamo–ipofisi–ovaio. Per proteggere davvero salute e ossa, serve comunque lavorare su energia disponibile, allenamento e stress insieme al team.
Amenorrea ipotalamica e desiderio di gravidanza: è compatibile?
L’amenorrea ipotalamica è legata a anovulazione, quindi finché persiste rende difficile concepire. Non è però una condanna definitiva: esistono percorsi specifici, dai cambiamenti di stile di vita alle terapie di induzione dell’ovulazione o di procreazione medicalmente assistita, che vanno valutati insieme a ginecologo ed endocrinologo in base alla tua situazione clinica e alla storia del tuo ciclo.
-
Gordon CM, et al. Functional Hypothalamic Amenorrhea: An Endocrine Society Clinical Practice Guideline. J Clin Endocrinol Metab. 2017.
Shufelt CL, Torbati T, Dutra E. Hypothalamic Amenorrhea and the Long-Term Health Consequences. Semin Reprod Med. 2017.
Podfigurna A, et al. Functional Hypothalamic Amenorrhea: A Stress-Based Disease. Clin Pract. 2021.
Meczekalski B, et al. Functional hypothalamic amenorrhea and its influence on women’s health. Gynecol Endocrinol. 2014.
De Souza MJ, et al. 2014 Female Athlete Triad Coalition Consensus Statement on Treatment and Return to Play. Br J Sports Med. 2014.
Mountjoy M, et al. IOC consensus statement on relative energy deficiency in sport (RED-S): 2018 update. Br J Sports Med. 2018.
Dobranowska K, et al. Dietary and Lifestyle Management of Functional Hypothalamic Amenorrhea. Nutrients. 2024.
Saadedine M, et al. Functional Hypothalamic Amenorrhea: Recognition and Management. Mayo Clin Proc. 2023.
Pronto ad iniziare con il Metodo Oukside?
Fai il Never Diet Test (9 domande, 2 minuti) e ricevi la guida Never Diet Essential.
Fai il Never Diet Test