Il buon riscaldamento: cosa conta davvero (e un template da 8–12 minuti)

Il riscaldamento è una di quelle cose che tutti sanno “che serve”, ma quasi nessuno usa bene.

Il problema non è la mancanza di esercizi. Il problema è che ti perdi a cercare la routine definitiva e ti dimentichi lo scopo.

Un buon warm-up fa tre cose, sempre:

  1. alza temperatura e ritmo,

  2. prepara articolazioni e pattern che userai,

  3. ti porta vicino al gesto “allenante” con una qualità migliore.

Non deve essere lungo. Deve essere utile.

Per chi è (e per chi non è)

Per chi è

  • Vuoi un criterio chiaro per scaldarti senza perdere tempo.

  • Vuoi evitare il warm-up infinito fatto di cose “strane”.

  • Vuoi una struttura che funzioni per pesi, corpo libero, sprint/HIIT e resistenza.

Non è (ancora) per te

  • Hai dolore acuto o sintomi importanti durante il movimento: qui serve un inquadramento clinico.
    Se invece parliamo di fastidi comuni (non segnali d’allarme) e vuoi una routine breve “di sblocco”: Fastidi lombari: routine breve.

In breve

Se ti porti a casa una regola sola, è questa:

il warm-up deve farti allenare meglio, non solo farti “sentire sciolto”.

Tre guardrail che ti salvano:

  • Breve e progressivo: 8–12 minuti bastano quasi sempre.

  • Specifico al gesto: scaldi ciò che userai, non ciò che “sembra mobilità”.

  • Qualità in salita: alla fine ti muovi meglio di quando hai iniziato.

Princìpi

1) “Mobilità” non è un obiettivo: è un mezzo

Se la mobilità serve, serve perché ti permette di eseguire meglio il gesto che devi fare.

Se invece stai facendo mobilità per “fare mobilità”, il rischio è semplice: aggiungi minuti, non qualità.

2) Prima dinamico, poi (se vuoi) statico

Se stai per fare lavori esplosivi o di forza, uno stretching statico lungo prima può peggiorare la prestazione acuta.

Questo non significa che lo stretching sia “male”. Significa che lo statico, prima, va dosato e contestualizzato.

Se vuoi prepararti al gesto, di solito funziona meglio:

  • mobilità dinamica,

  • attivazione,

  • progressioni specifiche.

3) Warm-up e “ramp-up” sono due cose diverse

  • Warm-up: ti prepara in modo generale e mirato.

  • Ramp-up: ti avvicina a carico, ritmo o intensità della parte allenante.

Se fai pesi, il ramp-up è parte dell’allenamento, non un optional.

Cosa dicono le evidenze

In sintesi: un warm-up ben fatto tende a migliorare la performance “qui e ora” e la qualità del gesto, soprattutto quando è progressivo e specifico.

Sullo stretching statico “lungo” prima di forza ed esplosività: può ridurre l’output nel breve. Per questo, nella maggior parte dei casi, nel prima funzionano meglio mobilità dinamica, attivazione e progressioni.

In pratica

Template Oukside (8–12 minuti)

Usa questa struttura e cambia solo i dettagli.

Fase 1 – Raise (2–3’)

Obiettivo: aumentare temperatura e ritmo.

Esempi semplici: camminata veloce, cyclette leggera, saltelli leggeri, vogatore.

Fase 2 – Mobilize (2–3’)

Obiettivo: aprire il range “utile” per oggi.

Scegli 2–3 movimenti, non di più:

  • anche (affondo dinamico, hinge controllato),

  • colonna toracica (rotazioni, estensioni),

  • caviglia o spalla (se sono il tuo collo di bottiglia).

Fase 3 – Activate (2–3’)

Obiettivo: accendere pattern e controllo.

Scegli 2 pattern che userai:

  • squat o hinge,

  • spinta o tirata,

  • core “anti-rotazione” o “anti-estensione”.

Fase 4 – Potentiate (1–2’)

Obiettivo: portare il sistema verso intensità.

Esempi: 2–3 progressioni brevi (accelerazioni controllate, serie leggere veloci, salti “puliti” se li tolleri).

Fase 5 – Ramp-up specifico (1–6’)

Obiettivo: avvicinarti al gesto allenante.

Qui cambia in base a cosa fai:

  • pesi: serie di avvicinamento,

  • corpo libero: 1–2 round “soft” degli esercizi del workout,

  • sprint/HIIT: accelerazioni via via più veloci,

  • resistenza: primi minuti facili prima di salire di ritmo.

Esecuzione e sicurezza

Un warm-up è buono se rispetta queste quattro regole:

  • Progressione: inizi facile e finisci vicino a ciò che farai davvero.

  • Ripetibilità: se lo fai 3 volte a settimana, non ti “consuma”.

  • Segnale giusto: senti calore e controllo, non dolore e fatica “vuota”.

  • Stop rule: se compaiono dolore acuto, vertigini, nausea importante o la tecnica peggiora → riduci, semplifica, cambia gesto.

Come adattarlo ai diversi allenamenti

Pesi e forza

  • Fase 1 breve.

  • Fase 2 e 3 focalizzate su anche/spalle e pattern principali.

  • Fase 5: ramp-up sul primo big lift.

Se ti alleni con bilanciere, qui trovi un’opzione “primer” semplice: Riscaldamento con bilanciere.

Sprint e HIIT

  • Fase 2 e 4 contano di più.

  • Drills e progressioni sono spesso più importanti di “fare tante cose”.

Se ti serve una guida pratica sui protocolli: HIIT e sprint a casa.

Corpo libero

  • Fase 3: controllo scapole, anche, core.

  • Fase 5: 1 round soft del tuo circuito.

Per una struttura pronta: Allenamento a corpo libero.

Resistenza / durata

  • Fase 1 un po’ più lunga.

  • Fase 4 minima.

  • Fase 5: primi minuti in Z1–Z2 prima di salire.

Segnali da osservare (e quando fermarti)

Il warm-up è “giusto” se ti lascia più pronto, non più consumato.

Riduci, semplifica o cambia gesto se:

  • compare dolore acuto (non semplice rigidità);

  • la tecnica peggiora man mano che “scaldi” (stai accumulando fatica, non qualità);

  • ti senti instabile, con vertigini o nausea importante;

  • il warm-up ti mangia energia e poi la seduta diventa peggiore.

Se il warm-up diventa un modo elegante per ridurre l’allenamento, è un segnale (non una colpa): stringi il template, rendilo più specifico e riparti.

FAQ su Warm-up

Quanto deve durare un buon warm-up?
Nella pratica: spesso 8–12 minuti. Se ti serve di più, di solito non è perché “sei rigido”: è perché stai facendo cose non specifiche o senza progressione.

Serve fare stretching prima?
Non è obbligatorio. Prima dell’intensità, in genere funziona meglio un approccio dinamico e progressivo. Se vuoi stretching statico, spesso ha più senso dopo o in sessioni dedicate.

Se salto il warm-up perdo davvero risultati?
Il punto non è “punizione”. Il punto è qualità: senza warm-up spesso alzi il rischio, perdi output e ti serve più tempo per entrare nel gesto.

Se mi sento già “caldo”, posso saltarlo?
Puoi ridurlo, sì. Ma almeno una progressione specifica del gesto (fase 5) resta utile.

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Cecilia

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