La frustrazione delle Kcal: smetti di contare, inizia a progettare

EAT

Se da tempo conti le calorie e ti senti comunque bloccata/o, non è perché “non ti impegni abbastanza”. È perché ti sei ritrovata/o dentro un gioco truccato: l’app ti promette controllo totale, ma nella vita reale basta una cena fuori, un compleanno o una giornata storta per farti sentire subito “fuori target”.

Un giorno chiudi perfetta il tuo cerchio di calorie, il giorno dopo sfori di molto e ti sembra di aver rovinato tutto. Allora stringi ancora, poi molli di colpo, poi ricominci da lunedì. Nel frattempo il peso si muove poco e l’energia mentale se ne va tutta nel cercare di non sbagliare.

Questa guida non serve a dirti che le calorie “non contano” o che le app sono il male assoluto. Serve a farti uscire dalla trappola della frustrazione: capire cosa sta succedendo nella tua testa e nel tuo corpo, spostare il focus dal numerino quotidiano ai segnali che contano davvero e trovare un modo più adulto di usare (o non usare) i numeri.

Per chi è / Non è

Per chi è:

  • conti o hai contato le calorie e ti senti spesso in colpa o in fallimento;

  • ti accorgi che l’app guida le tue giornate più di quanto facciano fame, energia e buon senso;

  • alterni periodi di controllo rigido e periodi di “tanto ormai”, con grande spreco di energie;

  • vuoi continuare a prenderti cura del corpo, ma senza vivere con il fiato sul collo dei numeri.

Non è per chi:

  • è in un percorso strutturato per Disturbi del Comportamento Alimentare (qui la priorità è seguire Medico, Nutrizionista e Psicologo/a);

  • cerca l’ennesimo schema di conteggio “perfetto” con formule magiche e promesse a breve termine;

  • vuole soltanto che qualcuno confermi l’idea che “se non stai in deficit tutti i giorni è colpa tua”.

In breve

  • Le calorie sono uno strumento, non un giudice: diventano tossiche quando le usi per valutare il tuo valore come persona.

  • Il cervello fatica a reggere sistemi rigidi “per sempre”: più l’obiettivo è perfetto, più è facile che tu rimbalzi tra controllo e abbandono.

  • La frustrazione nasce spesso da aspettative irrealistiche sulla precisione dei numeri e sulla velocità dei risultati.

  • Puoi usare i numeri in modo diverso: a bassa risoluzione (range, settimane, fasi), e solo per il tempo che serve.

  • Il centro del lavoro non è la perfezione del tracking, ma costruire un sistema che regga nella realtà: piatti, ritmo, movimento, sonno e relazione col cibo.

Princìpi per uscire dalla frustrazione da calorie

Qui non stiamo discutendo di Fisica pura, ma di come il tuo cervello e il tuo corpo vivono le calorie nel quotidiano.

  1. Le calorie non sono un voto sull’essere “brava/o” o “sbagliata/o”.
    Un conto è usare i numeri per capire a grandi linee quanta energia introduci. Un altro è trattare il totale giornaliero come pagella morale. Quando il numero diventa “promosso” o “bocciato”, ogni minima deviazione genera vergogna, senso di fallimento e voglia di ricominciare da zero.

  2. Più controllo rigido, più rimbalzi.
    Il controllo rigido è fatto di regole assolute: o sei perfetta/o o hai fallito. Funziona qualche settimana, poi la vita reale rompe lo schema: cene, viaggi, stanchezza, emozioni. Ogni deviazione viene vissuta come “tutto perso” e spesso scatena compensazioni eccessive. Un controllo più flessibile (range, margini, permessi chiari) tende a generare meno rimbalzi e meno episodi di “tanto ormai”.

  3. La precisione totale è un’illusione costosa.
    Etichette con margini di errore, porzioni stimate a occhio, assorbimento diverso da persona a persona: pensare di controllare il corpo al singolo grammo di macronutrienti è una fantasia. Più insegui la precisione assoluta, più aumentano sforzo, ansia e frustrazione, con pochissimo vantaggio reale sui risultati.

  4. Il tuo cervello ragiona per episodi estremi, non per medie.
    Puoi passare sei giorni equilibrati e un giorno fuori schema: sul lungo periodo conta la media, ma il cervello tende a ricordare soprattutto il “giorno disastro” e a usarlo come prova che “non ce la farai mai”. È uno dei motivi per cui ti senti sempre indietro, anche quando il trend generale sta andando nella direzione giusta.

  5. I numeri sono utili solo se ti aiutano a decidere meglio.
    Se sapere quante calorie ha un cibo ti aiuta a scegliere porzioni più adatte e a strutturare la giornata, bene. Se invece ti blocca nel menù, ti impedisce di vivere situazioni sociali o ti costringe a “compensare” ogni cosa, i numeri hanno smesso di essere uno strumento e sono diventati una gabbia.

  6. Esistono modi diversi di monitorare, più sostenibili.
    Non esiste solo il conteggio dettagliato di ogni grammo. Puoi lavorare su piatti tipo, porzioni a occhio, ritmo dei pasti, pesate settimanali, diario di come ti senti. Sono tutti modi di monitorare il sistema con meno carico mentale rispetto al tracking totale, e spesso bastano e avanzano per tenere la rotta.

Cosa dicono le evidenze

  • Auto-monitoraggio e risultati: diversi studi mostrano che tenere traccia di quello che mangi o del tuo peso può aiutare, almeno in parte, a migliorare aderenza e risultati. Ma l’impegno nel monitoraggio tende a calare nel tempo e non tutti i metodi sono uguali: alcuni sono più sostenibili, altri più pesanti e frustranti.

  • App e conteggio: luci e ombre: ricerche su app e strumenti digitali mostrano che, da un lato, possono aumentare consapevolezza e facilitare la perdita di peso per alcune persone; dall’altro, in chi è più vulnerabile, sono state osservate più preoccupazioni per il peso, comportamenti alimentari rigidi e, talvolta, legami con sintomi di disturbi alimentari.

  • Controllo rigido vs flessibile: studi sul modo di “tenere a bada” cibo e peso distinguono tra controllo rigido (regole assolute, tutto-o-niente) e controllo flessibile (margini, eccezioni gestite). Il controllo rigido è più spesso associato a episodi di abbuffata e maggiore insoddisfazione; quello flessibile sembra correlato a risultati migliori e meno comportamenti disfunzionali.

  • Monitorare non è di per sé il problema: pesarsi con regolarità o fare un minimo di auto-monitoraggio, in molti studi, non risulta associato automaticamente a peggior benessere psicologico. Il problema sorge quando questi strumenti vengono usati in modo punitivo, ossessivo o senza tener conto del contesto emotivo e della storia personale.

  • Linee guida pratiche: molte realtà autorevoli sottolineano che ha senso essere consapevoli dell’energia che introduci, ma non è necessario né realistico contare ogni singola caloria per tutta la vita. La priorità resta costruire abitudini sane, rispettose del corpo e sostenibili sul lungo periodo.

In sintesi: monitorare può essere utile, ma il “come” conta quanto il “quanto”. Non si tratta di demonizzare le app, ma di capire se il tuo modo di usarle ti sta aiutando o ti sta facendo più male che bene.

Calorie e frustrazione: cosa fai davvero nella pratica

Protocollo 1 – Capire se stai usando le calorie o se sono le calorie a usare te

  1. Fai un check onesto di come ti senti.
    Prenditi pochi minuti e rispondi, anche solo mentalmente: quanto tempo al giorno passi a pensare a numeri e app? Come ti senti quando sfori? Quante situazioni eviti (cene, uscite, vacanze) per paura di “perdere il controllo”?

  2. Riconosci i segnali di rigidità.
    Alcuni esempi: non riesci a mangiare qualcosa se non puoi registrarlo; ti senti in colpa se non conosci le calorie precise; cancelli un pasto dalla giornata se non puoi stimarlo “bene”; ti pesi o controlli l’app di continuo.

  3. Nota dove i numeri ti aiutano davvero.
    Ci sono momenti in cui sapere “più o meno” quanta energia stai introducendo ti ha aiutata/o? Per esempio, a migliorare una colazione che ti lasciava affamata/o, a ridurre gli snack automatici, a capire il volume delle tue porzioni. Quei casi sono da tenere, il resto si può alleggerire.

  4. Dichiara esplicitamente qual è lo scopo del tracking.
    Vuoi usarlo per imparare a costruire piatti più equilibrati? Per una fase specifica di dimagrimento? Per capire quanta energia ti serve in allenamento? Senza uno scopo chiaro, l’app diventa facilmente un’abitudine vuota e ansiogena.

  5. Se ti riconosci già in dinamiche estreme, chiedi aiuto.
    Se senti che stai perdendo il controllo, che i numeri dominano le tue giornate o che compaiono pensieri e comportamenti che ti spaventano, il passo più importante non è cambiare app, ma parlarne con Medico, Nutrizionista e Psicologo/a.

Protocollo 2 – Alleggerire l’uso dell’app senza buttare via tutto

  1. Passa dal dettaglio ossessivo alla “bassa risoluzione”.
    Invece di registrare ogni grammo, inizia a usare porzioni standard (un cucchiaio, un bicchiere, un palmo) e a ragionare in piatti. L’obiettivo non è più sapere esattamente quante kcal hai mangiato, ma avere un ordine di grandezza.

  2. Sposta il focus dal giorno alla settimana.
    Invece di guardare il totale giornaliero come giudizio, inizia a osservare la settimana: quanti giorni sono stati più leggeri, quanti più ricchi, come si muove il peso medio, come ti senti. Il corpo lavora sempre su medie, non su singoli episodi.

  3. Riduci il numero di cose che monitori.
    Se oggi nell’app segui calorie, grammi di proteine, carboidrati, grassi, zuccheri, passi, minuti di allenamento e altro, scegli 1–2 indicatori chiave per un periodo (per esempio, solo proteine e verdure, o solo pasti registrati, senza inseguire i dettagli).

  4. Inserisci giorni o pasti “no tracking” programmati.
    Decidi a priori che alcune situazioni (per esempio una cena fuori a settimana, o i pasti nel weekend) non verranno registrate. L’obiettivo è allenarti a vivere anche senza l’app, sapendo che il sistema regge comunque.

  5. Rivedi gli obiettivi dell’app.
    Se il target calorico è troppo basso o rigido, sarà quasi impossibile rispettarlo nel mondo reale. Aggiungere un margine, alzare leggermente il range o scegliere un obiettivo di mantenimento temporaneo può ridurre molta frustrazione.

Protocollo 3 – Uscire gradualmente dal conteggio e costruire un sistema diverso

  1. Stabilisci prima la struttura, poi togli il conteggio.
    Prima ancora di pensare a chiudere l’app, assicurati di avere una base: 2–4 pasti veri al giorno, proteine visibili, verdure fibrose, carboidrati messi dove ti servono, un minimo di movimento. Il conteggio va tolto su una struttura, non sul caos.

  2. Usa il tracking solo a cicli brevi.
    Per esempio, 7–10 giorni ogni tanto per fare il punto sulle porzioni e sui volumi, poi ritorno a una gestione senza numeri. Così trasformi l’app in uno strumento di verifica periodica, non in una presenza fissa nella tua vita.

  3. Sostituisci i numeri con segnali e abitudini chiave.
    Tieni d’occhio fame, energia, sonno, performance e qualche abitudine misurabile (numero di passi al giorno, sessioni di allenamento, porzioni di verdure). Sono indicatori che, nel complesso, ti dicono molto di più della sola cifra delle kcal.

  4. Accetta che un po’ di incertezza è fisiologica.
    Nessuno vive e mangia in condizioni di laboratorio. Ci saranno sempre pasti stimati, variazioni, giorni più ricchi e giorni più leggeri. Uscire dalla trappola della frustrazione significa smettere di pretendere una precisione impossibile e lavorare perché la direzione generale sia quella giusta.

  5. Metti il benessere mentale allo stesso livello della composizione corporea.
    Se un metodo ti fa dimagrire ma ti consuma mentalmente, non è sostenibile. Quando scegli come usare (o non usare) le calorie, chiediti sempre: “Mi aiuta a vivere meglio o mi aggiunge solo peso sulle spalle?”.

Segnali da osservare (e quando fermarti)

  • Segnali che stai uscendo dalla trappola:

    • pensi meno spesso alle calorie durante la giornata;

    • riesci a mangiare fuori senza panico, pur facendo scelte sensate;

    • non senti più il bisogno di compensare ogni singolo pasto “diverso”;

    • l’app, se la usi, è uno strumento in sottofondo, non il centro della giornata.

  • Segnali che sei ancora in un loop poco sano:

    • controlli l’app o il totale di continuo, anche quando sai già cosa troverai;

    • eviti situazioni sociali per paura di non poter tracciare;

    • ti giudichi duramente per ogni scostamento dal numerino;

    • alterni giornate “perfette” a episodi in cui smetti di tracciare e mangi oltre misura, sentendoti poi in colpa.

  • Quando fermarti e chiedere aiuto:

    • se la preoccupazione per calorie, peso o forma del corpo occupa buona parte dei tuoi pensieri;

    • se inizi a saltare pasti, eliminare intere categorie di cibi o usare compensazioni estreme (eccesso di esercizio, digiuni rigidi, condotte che ti spaventano);

    • se amici, familiari o persone di fiducia ti fanno notare cambiamenti che li preoccupano.

In questi casi, il passo più importante non è modificare l’app, ma parlare con il tuo Medico e con professionisti esperti di nutrizione e di salute mentale. Questa guida non sostituisce un percorso di cura.

FAQ Frustrazione da calorie

Devo smettere del tutto di contare le calorie per stare meglio?
Non per forza. Per alcune persone ha senso fare periodi brevi di conteggio consapevole, per altre è meglio sospendere del tutto. L’importante è che il modo in cui usi i numeri non aumenti ansia, senso di colpa o isolamento. Se ogni volta che apri l’app ti senti peggio, è un segnale chiaro che qualcosa va rivisto.

Se smetto di tracciare ingrasserò per forza?
Non è scritto da nessuna parte. Se hai una struttura di base (piatti veri, porzioni sensate, un po’ di movimento, attenzione ai segnali) puoi mantenere o migliorare la composizione corporea anche senza numeri puntuali. Il rischio di ingrassare nasce più dal “tanto ormai” e dal perdere del tutto la rotta che dal semplice non usare un’app.

Ha senso usare le calorie solo ogni tanto, come check?
Per molte persone sì. Usare il conteggio a cicli brevi per fare il punto sulle porzioni o su certe abitudini può essere un compromesso utile: ti dà informazioni senza trasformare ogni giorno in un esame. L’importante è definire in anticipo quando inizi e quando finisci il periodo di tracking.

Come capisco se l’app mi sta facendo più male che bene?
Chiediti: mi aiuta a fare scelte un po’ migliori con serenità, o mi fa sentire costantemente sotto giudizio? Riesco a chiuderla a fine giornata e pensare ad altro, o controllo i numeri anche quando non sto mangiando? Se prevalgono ansia, ossessione, rigidità, è un segnale forte che l’app va ripensata o messa da parte, almeno per un periodo.

Posso dimagrire senza contare le calorie?
Sì. Serve un sistema chiaro (struttura dei pasti, scelte alimentari, movimento, sonno) e un modo di leggere i segnali (peso medio, come ti vestono i vestiti, energia, fame, performance). Il conteggio preciso è una delle possibili strade, non l’unica. Il punto è trovare quella che ti permette di restare costante per mesi e anni, non solo per qualche settimana.

Quando è indispensabile un supporto professionale?
Quando senti che da sola/o non riesci più a cambiare rotta, quando la relazione con cibo, corpo e numeri è fonte di sofferenza quotidiana o quando sospetti che ci possa essere in gioco un Disturbo del Comportamento Alimentare. In questi casi, chiedere aiuto non è un fallimento, è parte della cura.

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