Allenarsi di meno, mangiare di meno, dimagrire di più?

Di tanto in tanto qualcuno si chiede se, in periodi di maggior pigrizia, può fare meno allenamento, mangiare di meno, così da avere un risultato complessivo tutto sommato simile a periodi in cui si allena di più e mangia di più.

Fermo restando che una risposta precisa non esiste, quella brutale e diretta è No. Le cose sono differenti. Per capire in che modo sono differenti, pensiamo a un’automobile: è meglio usarla meno e fare meno benzina, o usarla di più e fare più benzina?

Ampliamo sulla metafora…

Minimi e massimi di usura

Un mezzo come un’automobile più viene usata e più si usura; meno viene usata e meno si usura. Ma con dei paletti: il costruttore stabilisce un massimo e un minimo di chilometraggio annuo per cui garantisce che quell’auto funzionerà come promesso. Se tieni l’auto ferma per due anni e poi pretendi di trovarla in condizioni ottimali per guidare, devi fermarti un attimo e riflettere. Lo stesso se fai 1500 Km al giorno e pensi di poter avere l’automobile in condizioni ottimali a fine anno, come se l’avessi usata in modo più ordinario.

 

Il corpo non è un’automobile

Diversamente da un’automobile, il corpo impara. Se uso l’automobile “nei range normali”, e faccio 25 Km al giorno per diverso tempo, se passo a fare 50 Km posso aspettarmi in modo abbastanza lineare un consumo di benzina e un’usura generale di circa il doppio (o comunque, posso mettere in conto fattori che rendono il calcolo abbastanza prevedibile — o, per dirla in gergo, deterministico).

Se l’automobile imparasse come fa il corpo, passare da 25 Km al giorno a 50 Km al giorno, la farebbe “adattare” al nuovo chilometraggio: consumo di carburante e usura non sarebbero più così bene calcolabili. Probabilmente, non servirebbe circa il doppio di carburante, ma un numero molto differente (probabilmente molto meno, visto il nuovo “adattamento”).

Vista la natura non prevedibile — o, in gergo, non deterministica — del nostro corpo, non possiamo fare calcoli come possiamo farli per un’automobile.

 

Quanto mangiare e quanto allenarsi?

Per rispondere a questa domanda bisogna bilanciare tra ciò che deriva dalle linee guida (ben fatte), e quel che deriva da ciò che sentiamo.

Le linee guida ci servono perché, per quanto vogliamo procedere “con naturalità” basandoci sulle nostres sensazioni, queste ultime sono soggette a stimoli che deviano da quella naturalità.

Ad esempio, il mondo attuale ci porta ad essere sedentari e pigri davanti alla tivù, a indulgere sul cibo dolce, salato o grasso, facendoci percepire che sia la cosa giusta e naturale per noi. Avere delle “linee guida” ci permette — in un certo senso — di calibrare le nostre percezioni.

L’aspetto sentito ci serve per estrapolare, da quelle linee guida, ciò che è più giusto per noi momento per momento. Questo perché le sole linee guida si basano su una media “statica”, che non tiene conto delle variazioni individuali.

Non possiamo seguire le linee guida senza adattarle per applicarle a noi: è bene filtrare le linee guida attraverso ciò che sentiamo per renderle sempre più in linea con noi.

Andiamo sulla pratica

Un buon modo per capire quanto mangiare e allenarsi è secondo me quello di basarsi — semplificando — sulla “spinta” verso il cibo e la “motivazione” a muoversi.

  • Spinta verso il cibo.
    Qui rubiamo un po’ dai nostri antenati e ragioniamo in questo modo: quando loro avevano fame, si muovevano per procacciarsi il cibo.

  • Motivazione a muoversi.
    Sempre pensando ai nostri antenati, potremmo pensare che la motivazione a muoversi non diventava così grande finché non c’era fame abbastanza grande.

Credo che si possa usare un approccio simile per bilanciare linee guida e sensazioni. Tenendo a mente come linea guida quanto presente nelle varie risorse Oukside (in particolare nel Percorso Completo), non sarebbe male aumentare la capacità di ascoltarsi e procedere così:

  • Nel momento in cui la fame aumenta al punto da non bastare un piccolo spuntino, programmare di muoversi, che sia per fare allenamento o qualsiasi altra forma di esercizio fisico. Potrebbe sembrare un controsenso, in realtà l’allenamento va visto come “l’iniziatore” a una fase in cui ci si alimenterà con abbondanza dopo.

  • Quando la fame non è così elevata e “gestibile”, l’ideale sarebbe mantenere dei pasti che possono smorzare la fame ma che non creano — mi permetto l’espressione — “scombussolamenti metabolici”: ad esempio, l’idea per spuntini di questo tipo è che siano poveri di carboidrati e/o zuccheri (utile, in questo senso, “badare solo ai carboidrati”).

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Vincenzo Tortora

Founder Oukside, ne gestisce i progetti con passione e determinazione affinché chiunque possa imparare a vivere bene e stare in forma, senza diete, schemi e ricette complicate.

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