L’alcool fa male, punto?
Il tema alcool e bevande alcoliche è vasto non tanto perché lo sia “di per sé”, ma per ciò che si è creato attorno ad esso nel contesto fitness e benessere. “L’alcool fa male. Punto. Bere tanto fa male tanto; bere poco fa male poco. Punto” è lo statement di qualche buontempone che ha sancito che dell’alcool quasi non si debba parlare.
Ed io, partito spavaldo in questi giorni d’inverno 2024 stranamente caldi (e non perché ci abbia bevuto su — dopo parleremo anche degli effetti “termogenici” dell’alcool), mi son ritrovato perso. Volevo fondare il discorso su una lunga disamina che avevo già sviluppato in precedenza, ma mi sono reso conto che i tempi non sono più quelli di parlare in senso biochimico di come l’alcool agisca. Per quello, ci sono risorse apposite già sviluppate da chi fa questo di mestiere.
Ho perciò pensato di cancellare tutto e concentrarmi su ciò che qui sappiamo fare meglio: dare un contesto a ciò di cui parliamo, non dire cose a vanvera, e fornire insight pragmatici per approcciarsi a qualsiasi tema — ad alcool e bevande alcoliche, in questo caso. Perciò, avventuriamoci…
I pilastri contro l’alcool
Sul tema alcool e bevande alcoliche, nel corso del tempo mi sono imbattuto in argomenti che rientrano nelle 4 categorie che qui presenterò come “pilastri” contro l’alcool.
L’alcool fa male, punto
Per prima cosa, dobbiamo comprendere che andare per assolutismi è sempre “stupido”. “L’alcool fa male, punto” è un’asserzione stupida. Perché le controdomande da porci sono:
In che contesto?
A quale scopo?
Ovvero, che l’alcool faccia male sempre e comunque (e cioè a qualsiasi dose, in ogni momento, per chiunque) non è vero. E la non veridicità della cosa non ha bisogno di tanta trattazione. Ci vuole solo un po’ di accortezza a non confondersi.
È facile capire che l’assolutismo è falso perché qualsiasi assolutismo può essere falsificato anche se si ha un solo esempio che lo smentisce. L’esempio, in tal caso, è quello dei “nonni che bevevano 1-2 litri di vino al giorno e hanno vissuto in salute fino a 90 anni”.
Dall’altro lato, non possiamo usare gli stessi esempi per dimostrare null’altro. Servono solo a falsificare l’assolutismo. Non possiamo usare l’esempio dei nonni per giustificare il bere 1-2 litri al giorno pensando che così vivremo in salute fino a 90 anni. Non possiamo fare questo, perché, anche in questo caso, il “contesto” e lo “scopo” differiscono.
Non c’è una dose “sicura” di alcool
Il secondo punto da chiarire riguarda la “dose sicura”. Un concetto che non è banale così come viene presentato da chi ne parla. La quantificazione non è solo della dose, ma della sicurezza. Ovvero, il “rischio” di un evento, non è un numero statico, indica la probabilità che un evento possa verificarsi. Tra l’altro, è solo possibile individuarlo sulla base di dati passati.
Di nuovo, attenzione: smentire l’asserzione “Non c’è una dose sicura di alcool” non vuole dire che esista una dose sicura. Anche qui, ci vuole delicatezza. (Lo so, il discorso è intricato e complesso; ma se non lo fosse non staremmo qui a parlarne ed io ripeterei la stupida frase “L’alcool fa male, punto”.)
Una frase più esatta sarebbe: “Assumere una certa dose di alcool in un certo contesto per un certo tempo può aumentare il rischio di [sviluppare malattie / o causare evento / etc.]”. Cosa sono tutti quei “certo” (dose, contesto, tempo) e a quanto ammonta il rischio è qualcosa che possiamo ricavare (non bene) solo da dati passati. Fortunatamente, possiamo affidarci ai “pilastri”, le materie di base come la Fisiologia e la Biochimica, che in questo caso s’intrecciano con la pratica e ci permettono di distillare qualcosa di utile.
Se consideriamo il metabolismo dell’alcool a livello del fegato (è lui che se ne occupa), abbiamo dati che ci indicano una capacità metabolica di circa 100 mg (0.1 g) di alcool ogni ora per ogni Kg di peso corporeo. Se pesi 70 Kg, significa che il tuo corpo può metabolizzare 7 g di alcool ogni ora. Cioè, se ordini una birra 0.3 e la bevi in pochi minuti (com’è lecito nelle calde giornate estive o dopo una giornata d’impegni), sei già fuori. Se la sorseggi per un’ora intera, il tuo fegato ha invece possibilità di metabolizzare l’alcool che quella birra apporta. Quando tale capacità viene superata, si generano prodotti secondari (come l’acetaldeide), responsabili degli “effetti cognitivi”. Questo significa che, quando senti che l’alcool ti sta alterando mentalmente, è già il sintomo che sta “intossicando” il tuo organismo.
Da questo possiamo distillare che l’alcool fa male per assunzioni ripetute (e.g. ogni giorno) che generano effetti cognitivi, anche lievi, come il leggero stato di rilassatezza che puoi già sentire con un flute di prosecco bevuto in poco tempo. Che ne dire, allora, di assunzioni occasionali che possono diventare vere e proprie sbronze? Ne parleremo.
Le unità alcoliche
Nel paragrafo ho parlato di mg e g per Kg di peso corporeo per ora. Esistono però le cosiddette “unità alcoliche” che rendono tutto più pratico, passando da milligrammi e grammi a pinte, boccali, calici, bicchieri, shot… Considera che una Unità Alcolica (U.A.) equivale a 10 ml di alcool (cioè, 8 grammi). 1 U.A. è la quantità di alcool contenuta nella seguente lista di “porzioni” di bevande alcooliche:
Bevanda → Una U.A.
Birra → 330-660 ml
Vino → 125-175 ml
Vini liquorosi o da dessert → 60-80 ml
Liquori → 50-60 ml
Distillati e acqueviti → 25-35 ml
Cocktail → 200-300 ml
I range dipendono dal contenuto alcoolico specifico, che per alcune bevande è variabile.
“Si dice” che si possano consumare 1-2 U.A. alcoliche al giorno senza problemi, ma io sono dell’idea sia meglio non ragionare in questi termini: di base, se bevi ogni giorno, fai in modo di non “sentirne” gli effetti; il calice di vino, la birra, lo shot, sorseggiati, vanno bene, purché a stomaco pieno e non nelle prime ore della giornata — possibilmente, neppure a pranzo. Nelle occasioni, come detto, ne parleremo, perché “un’occasione è un’occasione” e le dinamiche cambiano.
Proteggere l’alcool è solo una scusa
Questa mi piace particolarmente. C’è chi dice che bisogna fare la distinzione: capire che “L’alcool fa male, punto” e che, pur sapendo questo, lo beviamo perché, in fondo, è piacevole. Penso questo sia l’emblema della banalizzazione contro cui qui lottiamo. Una banalizzazione non voluta, ingenua, che il più delle volte serve a non dover stare troppo ad approfondire. Come detto, so bene che il discorso è intricato e complesso, ma se non lo fosse non starei qui a scriverne.
Se è vero che possiamo fare una distinzione “didattica”, tra i vari ambiti in cui possiamo dividere il nostro organismo, la nostra salute, il nostro benessere, non possiamo fare la stessa distinzione nella Realtà che viviamo. Anche il nostro framework divide le cose solo in termini didattici, sottolineando che questo serve per darci consapevolezza. Nella Realtà le cose sono intrecciate in modo non banale.
Se io bevo del vino in compagnia, tutto il contesto attorno a quel vino si riflette sul mio benessere globale e, a quel punto, i presunti effetti negativi dell’alcool contenuto nel vino potrebbero essere “coperti” (o “bilanciati”) da quelli positivi dati dal contesto. Qualcuno potrebbe dire che questo non si può fare, che sto paragonando mele e arance. Ma non è così: il nostro organismo è uno e, nel ricevere stimoli, la risposta che crea da essi è globale. Ripeto: possiamo analizzare gli stimoli che hanno generato tale risposta, ma non possiamo attribuire a uno stimolo un particolare “pezzo” di quella risposta, e a un altro stimolo un altro “pezzo”.
Il problema dell’alcool è la dipendenza
Altro punto curioso: l’alcool crea dipendenza e sarebbe questo il problema di berlo. Anche questo è un assolutismo simile a “L’alcool fa male, punto”, ma un po’ più sottile, con un paio di sfaccettature che dobbiamo analizzare.
Una sfaccettatura riguarda l’assolutismo in sé. In quanto assolutismo, come già visto per l’altro, è facile “smontarlo”: qualsiasi assolutismo è falsificabile con un solo esempio. Dal momento che una marea di persone hanno bevuto almeno una volta nella vita una bevanda alcoolica, e non ne sono diventati patologicamente dipendenti, quell’assolutismo perde veridicità.
C’è poi l’altra sfaccettatura. Insidiosa, perché quell’asserzione potrebbe indicare, per “dipendenza”, non tanto l’alcool in sé, quanto il gesto di berlo. Ovvero, mi si potrebbe dire che chi, ogni sera, beve il suo shottino di amaro e lo fa ormai senza rendersene conto, è “dipendente” da quello shottino. Ma non è così: bisogna fare la distinzione tra dipendenza e cattiva abitudine. Una dipendenza è qualcosa che, se non perpetuata, genera una vera e propria crisi d’astinenza; generalmente, è associata alla compulsione di attuare il comportamento (in questo caso, bere lo shottino). Una cattiva abitudine è, invece, un’azione che compiamo in modo automatico (questo è il concetto di “abitudine”) anche se ci allontana dagli obiettivi che vorremmo raggiungere (questo è il concetto di “cattiva” associato ad abitudine).
L’alcool fa bene?
No. Se lo dicessi direi una cosa stupida al pari del suo opposto. Cerchiamo però di mettere le cose al posto giusto. Parliamo prima di tutto delle “dicerie” attorno alle bevande alcoliche secondo il parere di chi le difende. Poi andiamo al dunque e distilliamo dei consigli pratici su alcool e bevande alcoliche, nonché una mini-guida particolare per “difendersi” dalle sbronze.
Vino e resveratrolo
Se vuoi effetti antiossidanti, non usare il vino. Se li cerchi dal resveratrolo, ti servono dosi che il vino non può darti. Per di più, se cerchi effetti antiossidanti, il resveratrolo stesso non è che sia così tanto indicato, non perché non sia potente da quel punto di vista, quanto perché c’è di meglio, considerando il rapporto beneficio / prezzo. Ad esempio, un buon integratore di Vitamina C.
Alcool “anti-gelo”
Gli effetti qui sono a ‘U’ rovesciata: piccolissime dosi di alcool aiutano a scaldarsi; oltretutto, un’assunzione ripetuta nel tempo di piccolissime dosi di alcool sembrerebbe indurre, in piccolo, la trasformazione delle cellule di tessuto adiposo bianco (il grasso metabolicamente poco attivo) in cellule di tipo bruno (il grasso metabolicamente attivo). (Grasso bianco e grasso bruno sono trattati nell’articolo sugli effetti del freddo.) Al contrario, superate quelle dosi, nel brevissimo (cioè lì per lì), gli effetti termogenici a livello metabolico potrebbero essere superati dal raffreddamento indotto per via della vasodilatazione che l’alcool produce.
Vino, vasi e cuore
No, niente paradosso francese, secondo cui i Francesi, pur assumendo elevate quantità di acidi grassi saturi con la dieta, avrebbero meno problemi cardiovascolari perché bevono anche tanto vino rosso. Gli errori di questa considerazione sono due:
In primis, gli acidi grassi saturi “non fanno male”; partire da questa premessa genera quel finto paradosso.
In secundis, ci sono troppi fattori confondenti; magari i Francesi sono più gioviali e per questo si trovano più spesso a bere vino insieme, ed è questo (lo stare insieme) e non il vino in sé a determinare il loro minor rischio di malattia. Non sto dicendo sia così, ma che potrebbe essere così e spiegare quel paradosso, se il paradosso sussistesse.
Il vino in particolare e l’alcool in generale, a bassissime dosi, sembrerebbero esercitare effetti benefici sul sistema cardiovascolare. Ma, di nuovo, si tratta di effetti che potrebbero essere ampiamente coperti da altri fattori. Ragionando in modo complesso (l’unico modo “giusto” nel parlare di benessere e fitness): gli studi che mostrano un maggiore benessere in consumatori moderati di vino e alcoolici, molto probabilmente non hanno potuto “osservare” fattori complessi come detto per i Francesi.
Facciamo il ragionamento. Se una persona beve “moderatamente”, con buona probabilità è una persona con buona consapevolezza. Perché il “bere moderatamente” implica il bere consapevolmente. Una persona con buona consapevolezza, la applica anche al resto (attivamente o meno): si tiene in forma, mangia salutare, ha - tutto sommato - un “buono” stile di vita. Questo, e non il consumo di alcool, potrebbe essere la radice del suo maggior benessere.
Alcool e dimagrimento
Le risposte all’assunzione di alcool sul tema “dimagrimento / ingrassamento” sono differenziate. Così differenziate da non poterci sopra costruire un discorso. La risposta del proprio corpo all’alcool, in termini di forma fisica, è soggettiva quanto lo è la risposta a un particolare tipo di dieta o alimento.
Da un lato, non si può dire che l’alcool faccia dimagrire o ingrassare osservando i bevitori che tendono a essere magri o grassi. Non si può fare questo perché quei bevitori potrebbero essere come sono per:
Costituzione e tendenza; e cioè, sarebbero magri o grassi in ogni caso, alcool o non alcool.
Sostituzione o accompagnamento del cibo; ovvero, alcuni bevitori cronici (sia moderati che esagerati) tendono a bere e non mangiare, altri tendono a mangiare di più accompagnando il bere.
Dall’altro lato, non si possono fare discorsi più “tecnici” relativi all’alcool e il suo contributo in termini “energetici” o “zuccherini”. Infatti, l’alcool:
Non dà contributo in termini energetici; quando vedi sulle tabelle nutrizionali il “numero di Kcal” date da una certa bevanda, si tratta del potere calorifico che può generare l’alcool quando fatto bruciare. Entrando nel corpo, l’alcool non dà energia, non viene usato in questo modo. Piuttosto, costringe il fegato a “mettere in pausa” gli altri processi metabolici ed è più probabile sia questo a portare ad eventuali accumuli di grasso nel tempo.
L’alcool non è zucchero. Chimicamente, l’alcool è etanolo, non zucchero. Non segue il metabolismo proprio degli zuccheri e non si comporta come zucchero (anzi, quasi il contrario: sottrae glucosio per essere metabolizzato; è quello che crea, a distanza di ore dall’assunzione, una moderata ipoglicemia). Non si può ragionare in questi termini.
Alcool e benessere globale
C’è bisogno di ripeterlo? Inserisco questo trafiletto giusto per raccogliere tutti i pezzi lasciati negli altri paragrafi e sintetizzarli. Il concetto è questo: non si possono “scindere” gli effetti dell’alcool come sostanza in quanto tale, dagli effetti del bere come atto comportamentale. Quando finisci la tua giornata lavorativa o hai avuto una settimana tosta, chiami qualche amico per bere qualche birra. Il benessere che ne trai, che non può essere calcolato, può superare il (presunto) effetto negativo di quelle birre.
Ti chiederai allora come fai a sapere se le bevande che hai abitudine di bere (l’amaro dopo cena ogni tanto, il vino, la birra in compagnia, etc.) si riflettono sul tuo benessere complessivo, se è “troppo” oppure è “giusto” quello che fai. La risposta è che non puoi fare un’analisi specifica e nel breve termine. L’unica cosa che puoi fare è valutare l’andamento del tuo benessere globale nel tempo e andare sui dettagli nel momento in cui individui una “lacuna” in un punto specifico.
Sbronza alcoolica
Nel settore fitness e benessere, non trovi chi ti parla di sbronze. Ci si ferma sempre prima, al “Non devi bere” e “Non devi esagerare”. Come se la Realtà non esistesse e non esistessero occasioni in cui “capita” di lasciarsi andare, a volte anche in modo epico. Il mio approccio è realistico: io so, tu sai e tutti noi sappiamo che, quand'anche l’alcool non fosse il demonio a piccolissime dosi qui e là nella vita quotidiana, lo diventa quando si alza troppo il gomito e si esagera; ma io so, tu sai e tutti noi sappiamo anche che, a volte, alziamo troppo il gomito ed esageriamo. Non dovrebbe capitare? Vero. Sta di fatto che “capita”. Perciò… Parliamone.
In questa sezione voglio parlare di come ridurre gli effetti della sbronza, sia “proteggendosi” da essa, quindi preparare l’organismo ad attutirla, sia riducendo i postumi. Parliamo perciò del pre, durante e dopo le occasioni in cui sai che potrebbe capitare di andare un po’ oltre (matrimoni, lauree, feste, occasioni simili…). I concetti che ci serve portare con noi, per quanto riguarda la sbronza, sono questi:
Cause principali della sbronza
Alcool in sé
Disidratazione
Acetaldeide (sottoprodotto del metabolismo dell’alcool)
Cause principali del post-sbornia
Ipoglicemia / Bassi livelli di zuccheri
Disidratazione
Ossigenazione e metabolismo cerebrale
Tutti i consigli che seguono hanno scopo di agire su queste cause, alcuni in modo specifico, altri in modo generalizzato.
Pre: ritardare la sbronza
Ritardare la sbronza, per i goliardici, potrebbe significare avere più chance di vittoria in un “gioco alcoolico”. Ma lo scopo di questo paragrafo non è quello. Il punto è che “reggere meglio” l’alcool significa anche che l’alcool sta esercitando meno effetti tossici, in generale. Attenzione: non significa che mettere in atto certe tattiche ti consenta di ubriacarti più spesso. Significa che, nel momento in cui sai che potresti bere di più, mettere in atto queste tattiche ti protegge un po’ da quell’eccesso.
Da 5-6 ore prima del momento in cui sai che berrai un po’ “oltre”, inizia a “super-idratarti”. Bevi, cioè, una quantità d’acqua che supera di gran lunga il senso di sete e, anzi, a un tratto risulta anche un po’ fastidiosa. Assieme ad essa, sarebbe utile assumere del bicarbonato di sodio (1-2 cucchiaini) e - se già li usi - aminoacidi a catena ramificata (6-8 g) o aminoacidi essenziali (10-12 g).
Ripeti la cosa anche 1-2 ore prima, aggiungendo in questo momento anche dei minerali (vanno bene quelli commerciali in bustina, 2-3 volte la dose “usuale”; oppure da un integratore completo anche di vitamine). Se l’occasione alcoolica a cui parteciperai non prevede grosse quantità di cibo o non ti piace il cibo che troverai (ad esempio, “classico” aperitivo), sarebbe meglio mangiare qualcosa prima. Perfetto uno spuntino con un latticino (un pezzo di grana, della ricotta, dello yogurt) e un frutto. Questo perché “non si mangia a stomaco vuoto”. E non si tratta di alimenti che asciugano o meno, si tratta di una sostanza (il NPY) che è più elevata quando abbiamo fame e interferisce con l’alcool aumentandone la tossicità a livello cerebrale.
Durante: contenere la sbronza
Se bevi vino, sei abbastanza a posto da questo punto di vista. Perché il vino contiene la combinazione “perfetta” di alcool + acqua per limitare gli effetti dell’alcool. L’idea, infatti, è assumere - per ogni parte di alcool, 8-10 parti di acqua. Quando bevi alcoolici con grado alcolico più alto, le cose si fanno più complicate. Perché, per ridurne gli effetti, dovresti:
per ogni bicchierino di superalcolico, bere 1 bicchiere d’acqua;
per ogni bicchierino di liquore, bere fino a 2 bicchieri d’acqua.
Non è sempre facile. Ma ora ne hai consapevolezza, perciò magari la prossima volta che ti troverai in una competizione a shot, potrai vincerla con questo accorgimento. (Se mi hai preso sul serio, ok; ma ricorda che lo scopo non è vincere competizioni, è ridurre gli effetti negativi dell’alcool in occasioni in cui ti capita di bere di più.)
Un altro accorgimento utile, specie quando si beve in quelle occasioni senza tempo, come pranzi e cene dalle portate infinite, è alzarsi e muoversi un po’. Questo aumenta il flusso di sangue che arriva al fegato, aiutandolo nel metabolismo dell’alcool.
Post: ridurre i postumi della sbronza
Penso sia la sensazione più fastidiosa del bere: quella che resta dopo (il giorno dopo). Per smorzarla, i consigli seguono una distinzione per “livelli” di sensazione post-sbronza che potresti avere. Anche qui, cerco di essere realista: a volte esageri “poco”, altre volte esageri “tanto”. E non perché vuoi farlo, è che certe volte ti trovi in un certo mood (lo stato psicologico influenza il modo in cui l’alcool agisce) o ci sono altri fattori inestimabili per i quali le quantità di alcoolici che in altri momenti non ti tangono, in quelle occasioni ti piegano. Ecco i livelli e le tattiche utili per ognuno:
Sveglia energica e pimpante. Quando non esageri particolarmente, la sveglia può essere “buona”. È però spesso solo una sensazione passeggera: probabilmente dopo qualche ora sentirai una bella mazzata di sonno e spossamento. Per ridurre eventuali sintomi di torpore e malessere, il consiglio principale è quello di bere acqua non appena ti svegli, anche se in quel momento “ti fa schifo il sapore dell’acqua”. Devi idratarti, o quel torpore te lo porterai per tutto il giorno. Dopo un’abbondante quantità di acqua (considera 3-5 bicchieri), mangia della frutta, prendi il tuo caffè (una dose extra potrebbe essere utile), e mangia 2-3 quadretti di cioccolato fondente.
Sveglia con mal di testa. La sveglia con mal di testa indica che il tuo corpo è parecchio disidratato. Perciò, fai come prima e “forzati” a bere più di quanto berresti come prima cosa al mattino. Segui poi quanto già detto per il primo livello, con l’aggiunta eventuale - se li hai già in dispensa - di aminoacidi a catena ramificata (BCAA) (5-6 g) o aminoacidi essenziali (EAA) (10-12 g). Utilissima per ridurre la “nebbia mentale”, poi, è la Tirosina (3-5 g).
Sveglia con mal di testa e stomaco in subbuglio. Parto con ciò che devi evitare: il caffè come prima cosa al mattino, specie se a stomaco vuoto (senza neppure bere). Il consiglio sull’idratazione resta lo stesso, con la differenza che in questo caso dovrai sforzarti ancora di più, perché potresti avere nausea e la sensazione che l’acqua abbia un sapore fastidioso. Bevila, aspetta un po’, poi bevine altra, possibilmente aggiungendo 1-2 cucchiaini di bicarbonato. A questo punto, usa i consigli già dati per gli altri livelli: frutta, cioccolato fondente, caffè, ed eventualmente BCAA o EAA, tirosina.
Sveglia con mal di testa, forte nausea, necessità di vomitare. Hai “esagerato troppo”. In questi casi c’è poco da fare se non aspettare il tempo necessario che il tuo corpo espella l’alcool. A molti non piace vomitare, eppure se ti viene di farlo, la cosa migliore è assecondare quella necessità in modo da eliminare il prima possibile l’eccesso di alcool e tossine. Tocca poi reidratarti in modo massivo, sia in termini di acqua, che di elettroliti. L’acqua non avrà un buon sapore, ma conviene tu ti sforzi, altrimenti ti trascinerai la sensazione per tutto il giorno e avrai torpore anche quello dopo. Puoi pensare ai FANS (come l’Aspirina©), ma soltanto dopo aver introdotto qualcosa di solido, come la frutta, utile anche per ridarti qualche minerale. Per il resto, appena il senso di nausea si riduce e ti permette di riprendere le attività usuali, sfrutta i consigli dati per gli altri livelli.
Il pane è il mezzo, il vino è lo scopo
Ho voluto inserire questo paragrafo perché i buontemponi che parlano di benessere e salute prendendo in esame il solo lato meccanicistico, commettono grossolani errori che li portano a ragionamenti fuor di Realtà. Questo aneddoto credo sia significativo di tutto ciò. Mi trovavo a Napoli e sono entrato nella Chiesa del Gesù Nuovo. Mi sono seduto per ascoltare le parole del Padre che in quel momento stava tenendo il suo discorso sull’importanza dei “simboli” nella nostra vita.
Mi ha catturato la frase di apertura: “Perché, vedete, le cose necessarie sono cose necessarie. Ma le cose non necessarie, sono obbligatorie.” Ha continuato dicendo che il pane (metaforicamente, il cibo) è necessario nella misura in cui ci dà energia e nutrimento; il vino, invece, non ci fornisce “nulla” in termini energetici e nutritivi. È non-necessario, eppure è obbligatorio, per il suo carattere simbolico.
Ha poi concluso con una frase che, quando cito, ancora ora mi provoca un brivido: “Il pane è il mezzo. Il vino è lo scopo”. Cioè, a livello metaforico, il vino è il connettore sociale-umano, e usiamo il pane per creare il pretesto per bere il vino.
Questo, tutto questo, per quanto qualcuno potrebbe starnazzare che si tratta di una pontificazione giustificante l’alcool, l’ho raccontato per sottolineare l’importanza che dobbiamo dare a tutto ciò che ci sembra di contorno a qualcosa, e invece non lo è, perché è parte della cosa stessa. A livello puramente meccanicistico, le bevande alcoliche potrebbero anche determinare “effetti negativi” per il nostro benessere; ma, a livello globale, dove dobbiamo necessariamente considerare il contorno in cui quelle bevande sono bevute, no. Perché, quel contorno in cui beviamo, fa parte del bere stesso e induce effetti “molto oltre” quelli del bere in sé.
Quanto alcool puoi bere?
Ricapitolando, la risposta a questa domanda non esiste. Possiamo però adottare un approccio realistico nei confronti dell’alcool tramite tutte le considerazioni fatte finora:
Nel “giorno per giorno”: puoi bere il tuo bicchiere di vino, o della birra, o l’amaro dopo cena, a patto che (a) siano atti consapevoli e non automatismi che nel corso del tempo hanno perso il loro scopo; di tanto in tanto, fai un “check” chiedendoti se hai piacere a fare quel che fai o, semplicemente, lo hai automatizzato e puoi evitarlo il più delle volte; (b) a livello più fisico, quello che bevi non ti procura neppure una lieve alterazione a livello mentale — come detto, è “quanto basta” affinché l’alcool inizi a esercitare i suoi effetti tossici (e, se lo fa giorno per giorno, alla lunga le cose potrebbero mettersi male).
Nelle occasioni: sono, appunto, occasioni; il limite è messo più da te che da noi, nel senso che sai tu dove vuoi e puoi arrivare e, nel tempo, sai anche che conseguenze avrai se non rispetti tale limite. Una cosa è certa: se sai che qualcosa ti sta facendo male — molto male — ma continui a farla, non è la cosa in sé il problema, ma ben altro che faresti bene ad analizzare. Come dire: non è il bere troppo che ti fa stare male, ma lo stare male che ti fa bere troppo.